
Dopo l’esplosione a Roma torna il dibattito sui distributori Gpl in città

L’esplosione avvenuta a Villa Gordiani, alla periferia di Roma, durante il rifornimento di una cisterna di Gpl ha sollevato nuove preoccupazioni sulla sicurezza degli impianti di carburante nei centri abitati. L’incidente è avvenuto in un’area densamente frequentata, vicino a scuole, palestre, centri estivi e abitazioni, portando molti a chiedere un ripensamento radicale nella collocazione dei distributori di gas. In Italia, la normativa prevede distanze minime dalla sede stradale e dagli edifici, ma la complessità dei centri urbani e l’elevato numero di impianti rendono difficile applicare soluzioni definitive.
Secondo quanto sostiene al quotidiano Il Messaggero Massimo Cerri, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Roma, «le regole nel nostro Paese ci sono, così come i controlli. Ma ciò che incide spesso è l’errore umano: il rischio zero non esiste». Il Gpl, per sua natura, è più pericoloso di altri carburanti: tende a scendere verso il basso e può innescarsi facilmente anche con una scintilla. «Il Gpl, rispetto a benzina e gasolio, è più critico perché viene compresso e liquefatto per il trasporto. Una volta liberato, si espande e basta poco per creare una situazione esplosiva», spiega ancora Cerri.
Non è peraltro la prima volta che in Italia accade un incidente grave durante il rifornimento di cisterne a gas: si ricorda infatti l’esplosione del 2018 a Borgo Quinzio, nei pressi di Rieti, dove morirono due persone, tra cui un vigile del fuoco intervenuto per aiutare. Lo stesso principio è alla base della tragedia di Calenzano, avvenuta nel 2023 in un deposito di idrocarburi, dove persero la vita cinque persone.
Il nostro Paese conta oltre 21.600 distributori di carburante, di cui più di 4.500 erogano Gpl. Solo a Roma se ne contano 109. Un numero che non ha eguali in Europa: la Germania, seconda in classifica, ne ha circa 14.000. Secondo Cerri, «questa abbondanza è una comodità, ma implica anche un rischio maggiore». La ricollocazione su larga scala appare peraltro complessa, almeno finché il combustibile sarà di ampio utilizzo come adesso.