
Dietro la morte del 20enne al Prenestino c’è lo spaccio di droga

La morte di Mohamed Hatem Belal, un giovane di origini egiziane con precedenti per spaccio di droga, ha scosso il quartiere di Villaggio Prenestino a Roma. Il corpo senza vita del 20enne è stato trovato domenica pomeriggio sul balcone condominiale al primo piano di una palazzina in via Aldo Capitini, a seguito di un volo di oltre dieci metri. La principale pista seguita dagli investigatori del commissariato Casilino e della squadra Mobile è quella dello spaccio di droga, con le indagini che si stanno espandendo nelle piazze di spaccio del quadrante est della Capitale. I poliziotti stanno esaminando le testimonianze di due uomini, di origini egiziane, che si sono presentati negli uffici di via delle Cincie poco dopo la scoperta del corpo di Belal. Secondo quanto riferito dai due, una violenta lite tra pusher e vedette era scoppiata la mattina stessa dell’incidente. Belal sarebbe stato coinvolto in questa rissa, che si sarebbe poi spostata sulla terrazza dell’edificio, utilizzata dalle vedette per sorvegliare l’arrivo delle forze dell’ordine. Purtroppo, la rissa sarebbe finita con la caduta di Belal, che ha terminato la sua discesa sul balcone sottostante.
Le indagini, inizialmente confuse, hanno trovato un primo punto di conferma: uno degli uomini che aveva testimoniato è stato trovato in prossimità del luogo del delitto. Infatti, sotto il cornicione della terrazza, gli agenti hanno trovato la custodia degli auricolari, un elemento che ha avvalorato la versione degli eventi raccontata dai testimoni. Nonostante i progressi, il fascicolo per omicidio rimane ancora a carico di ignoti, con gli investigatori che hanno ascoltato altre otto persone, tutte coinvolte nel giro di spaccio del quartiere e legate al 20enne ucciso. La zona di Villaggio Prenestino, da tempo teatro di traffici illeciti, è stata oggetto di operazioni antidroga, come il maxi blitz “Cosa Nostra Tiburtina” del dicembre 2018, che aveva portato all’arresto di 39 persone, tra cui il boss Giacomo Cascalisci. La vittima sembrerebbe essere stata una figura importante nelle dinamiche di spaccio, e la sua morte potrebbe aver alterato gli equilibri nel quartiere.
La tensione nel quartiere è continuata anche dopo l’omicidio. Lunedì notte, infatti, è scattato un nuovo allarme: una Fiat Panda, con a bordo due uomini, ha sparato una serie di proiettili in direzione di un’altra palazzina a pochi metri dal luogo del delitto. Alcuni residenti hanno allertato le forze dell’ordine, che, intervenute tempestivamente, non hanno trovato tracce dei due uomini. Grazie a una testimonianza, l’auto sospetta è stata intercettata e il conducente, un uomo egiziano in evidente stato di alterazione, è stato fermato. Nonostante il test alcolemico positivo, l’uomo non è stato in grado di fornire spiegazioni. Durante la perquisizione dell’auto, i carabinieri non hanno trovato l’arma da fuoco, ma hanno sequestrato una molotov, che è stata sottoposta ad analisi. Le indagini stanno cercando di capire se ci sia un collegamento tra la rissa, l’omicidio di Belal e gli spari di quella notte, un fil rouge che potrebbe spiegare il crescente clima di violenza nella zona.