
Denisa Adas è sparita nel nulla, si teme il peggio per la 30enne romena

Un alone di mistero avvolge il residence “Ferrucci” di Prato, da quando, cinque giorni fa, si sono perse le tracce di Maria Denisa Adas, 30enne cittadina romena residente a Roma. La donna, arrivata nella struttura ricettiva all’inizio della scorsa settimana, sembra essere svanita nel nulla, lasciando dietro di sé interrogativi angoscianti a cui per ora gli investigatori non riescono a dare risposta.
Il “Ferrucci”, un elegante palazzo situato lungo la via omonima, che congiunge il centro storico con il palazzo di giustizia, ospita una singolare coesistenza di studi notarili e camere utilizzate da escort in trasferta, come Denisa. Un ambiente di discrezione, quasi di omertà, dove gli sguardi si abbassano e l’interesse per ciò che accade a pochi metri di distanza sembra sopito. Nessuno, infatti, pare aver visto o sentito qualcosa nella notte tra giovedì 15 e venerdì 16 maggio, momento in cui i due cellulari della trentenne risultano spenti.
Una frase inquietante, sussurrata al telefono poco prima della scomparsa, getta un’ombra ancora più cupa sulla vicenda. «Se mi trovano, mi ammazzano», avrebbe confidato Denisa Maria a una testimone nei pressi del residence, mentre parlava con qualcuno la cui identità rimane al momento sconosciuta.
Il silenzio prolungato, giunto al quinto giorno, costringe familiari e inquirenti a non escludere l’ipotesi del rapimento, pur temendo uno scenario ben più tragico. Il residence signorile si è trasformato in un enigma, un luogo da cui non trapelano informazioni chiare. L’ultima localizzazione certa di Denisa risale alla stanza 101, una delle due camere al primo piano dedicate all’ospitalità. Il resto del corridoio è occupato da uffici, solitamente chiusi di notte. In fondo, un’uscita secondaria conduce a un cancello sempre sbarrato.
Alle 23:35 di giovedì, una telecamera di un negozio vicino ha immortalato un uomo solo, ritenuto l’ultimo cliente della giovane. Dopodiché, il vuoto. Nessuna immagine, nessun movimento, nessuna traccia.
A tenere viva la speranza sono quei flebili segnali, quelle parole cariche di presagio che hanno spinto la Procura di Prato, guidata dal procuratore Luca Tescaroli, ad aprire un fascicolo per sequestro di persona. Ieri, i carabinieri del Sis, le unità cinofile e i militari delle compagnie di Prato e Firenze hanno setacciato nuovamente la struttura, ispezionando minuziosamente ogni angolo, inclusi i seminterrati. È stata sequestrata anche l’auto di Denisa, una Fiat 500 rossa parcheggiata da giorni nello stesso punto del cortile interno, quasi a indicare un imminente ritorno. Sul cruscotto, il tagliando del parcheggio con la data di arrivo a Prato (lunedì 12 maggio) e quella prevista per la partenza (sabato 17 maggio), giorno in cui della donna non c’era già più traccia.
All’interno della stanza, due paia di scarpe sono state trovate in cima all’armadio, non riposte ordinatamente ma apparentemente gettate lì, un dettaglio che stride considerando la bassa statura di Denisa. Sul comodino, il suo rossetto preferito. E un particolare agghiacciante: le chiavi della stanza inserite nella serratura, dall’interno. Come se fosse uscita per un breve istante, forse per incontrare qualcuno, forse convinta da una voce amica, o, più probabilmente, costretta.
I cani dei carabinieri hanno tentato invano di seguire una traccia olfattiva a partire dagli oggetti personali di Denisa. Mancano all’appello anche un trolley e i suoi telefoni, silenti da quella notte. Gli investigatori stanno scandagliando anche il mondo sommerso in cui la donna lavorava, concentrandosi in particolare su una chat riservata tra escort. Proprio lì, la sera precedente alla scomparsa, Denisa avrebbe messo in guardia le colleghe dalla presenza di un uomo «pericoloso». Ora si teme che quei messaggi possano essere stati cancellati o manipolati.
A dare l’allarme era stata la madre di Denisa, dopo un’ultima lunga telefonata giovedì sera e un silenzio inspiegabile il mattino seguente. Da quel momento è iniziata una corsa contro il tempo. Le ipotesi più plausibili al momento parlano di un’uscita forzata, di un incontro degenerato, forse di una trappola. Ma ogni scenario rimane aperto. I carabinieri lavorano senza sosta, ma il tempo, in questi casi, è un nemico implacabile. E ogni ora che passa senza novità assottiglia le speranze di ritrovare viva Maria Denisa Adas.