
Ddl Nordio, approvata la riforma che rende la giustizia più giusta

Grazie ai 199 voti favorevoli della Camera (con 102 contrari e nessun astenuto), è ormai legge il cosiddetto ddl Nordio. Che, significativamente, può vantare un apprezzamento bipartisan, essendo stato appoggiato anche da una parte dell’opposizione (Italia Viva, Azione e +Europa). Ecco i capisaldi del provvedimento che, in otto articoli, rinnova profondamente il Codice penale, il Codice di procedura penale e l’ordinamento giudiziario.
È stato dunque approvato in via definitiva il testo che, come ricorda l’ANSA, porta il nome del Ministro della Giustizia Carlo Nordio. E che, aggiunge Il Giornale, «dovrebbe riordinare le interpretazioni di legge e le giurisprudenze creative» all’origine della deriva giustizialista degli ultimi trent’anni.
La misura di maggior rilievo è indubbiamente l’abolizione dell’abuso d’ufficio, contestatissimo dai Sindaci – inclusi molti del Pd, come specifica il Corsera. Un reato talmente evanescente da generare quella “paura della firma” che paralizza(va) l’attività dei primi cittadini, e oltretutto, nove volte su dieci, non sfocia(va) neppure in condanna. Per contrastare gli abusi patrimoniali nella P.A., comunque, il Governo del Premier Giorgia Meloni, scrive Il Sole 24 Ore, ha reintrodotto la fattispecie del “peculato per distrazione”.
Altra novità importante riguarda le intercettazioni, in particolare quando viene captato un colloquio in cui si nominano terzi che risultano estranei all’indagine. E i cui dati non potranno più essere pubblicati (a differenza di quanto oggi, vergognosamente, accade fin troppo spesso), salvo che non siano rilevanti per l’inchiesta.
Le altre misure della riforma della giustizia
Cambia anche la custodia cautelare, che dovrà essere preceduta dall’interrogatorio preventivo del sospettato ed eventualmente decisa da un collegio di tre giudici, non più dal solo Gip. Questa parte della normativa comporta necessariamente nuove assunzioni, soprattutto nei tribunali minori, e dunque la sua entrata in vigore è differita di due anni. Inoltre, l’informazione di garanzia dovrà contenere una «descrizione sommaria del fatto», attualmente non prevista, e la notifica dovrà avvenire in modo da garantire la riservatezza del destinatario.
Questo restyling porta quasi inevitabilmente a pensare al Governatore ligure Giovanni Toti, agli arresti domiciliari dallo scorso maggio. Che Il Riformista considera esplicitamente «prigioniero politico» delle toghe genovesi, tanto il suo caso è, per usare un sottile eufemismo, controverso.