
Contratto Funzioni centrali, il nodo delle risorse: aumento medio di 167 euro
Prosegue il percorso per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale del comparto Funzioni centrali per il triennio 2025-2027. Nella seconda riunione svoltasi in Aran, al centro del confronto tra l’Agenzia e le organizzazioni sindacali ci sono state le disponibilità economiche previste dalla legge di bilancio e la quantificazione degli incrementi retributivi per i dipendenti pubblici interessati.
Nel corso dell’incontro, l’Aran ha illustrato i dati complessivi, stimando un beneficio economico medio pro-capite a regime, cioè a gennaio 2027, pari a 167 euro lordi mensili per 13 mensilità. La cifra deriva dall’applicazione della percentuale del 5,4 per cento, prevista a regime dalla legge di bilancio 2025, alla retribuzione annua media del comparto, stimata in 42.255 euro lordi.
Poiché lo stanziamento è distribuito sull’intero triennio e l’incremento è pari all’1,8 per cento per ciascun anno, l’Aran ha chiarito che per il 2025 l’aumento medio lordo sarà di circa 55 euro mensili pro-capite, sempre su 13 mensilità, mentre per il 2026 salirà a 110 euro, fino ad arrivare al valore pieno nel 2027.
Nel calcolo complessivo, però, va tenuto conto delle somme già anticipate in busta paga sotto forma di indennità di vacanza contrattuale. Dal primo aprile 2025 è stata infatti riconosciuta una quota pari allo 0,6 per cento, corrispondente a circa 14 euro lordi mensili, mentre dal primo luglio l’aliquota è salita all’1 per cento, con un importo medio di circa 21 euro lordi al mese.
Nel suo intervento, la FLP ha posto l’accento su un dato ritenuto particolarmente significativo: la base di calcolo della retribuzione media annua per il nuovo triennio, pari a 42.255 euro, risulta sensibilmente più alta rispetto a quella del precedente contratto 2022-2024, che si attestava intorno ai 35.900 euro. Un incremento che, secondo il sindacato, testimonia gli effetti concreti delle scelte fatte negli ultimi anni, a partire dalla firma del precedente CCNL e dalla vertenza che ha portato ai provvedimenti di perequazione delle indennità di amministrazione e al rifinanziamento dei fondi per le risorse decentrate. Nel complesso, l’aumento delle retribuzioni supera ampiamente il 10 per cento nel triennio, senza considerare le somme riconosciute per i buoni pasto in lavoro agile, che hanno rappresentato un ulteriore recupero salariale.
Pur riconoscendo al Governo un cambio di passo rispetto al passato, quando i contratti erano spesso bloccati o rinnovati con incrementi non adeguati al costo della vita, la FLP ha sottolineato come le risorse attualmente previste non possano essere considerate sufficienti. Secondo il sindacato, al rinnovo contrattuale deve affiancarsi la prosecuzione del percorso avviato con il decreto PA e con i decreti di perequazione, attraverso nuovi stanziamenti aggiuntivi per aumentare ulteriormente le indennità di amministrazione, rafforzare i fondi per la contrattazione decentrata e superare i tetti imposti dalle leggi Brunetta e Madia.
Nel corso della riunione è stata inoltre ribadita la necessità che il nuovo CCNL non si limiti alla sola dimensione economica. Tra le priorità indicate figurano il rafforzamento delle relazioni sindacali e dei sistemi di partecipazione, una piena e strutturata regolamentazione del lavoro agile e da remoto, il miglioramento dell’ordinamento professionale e dei percorsi di formazione, una maggiore tutela della salute, oltre a una più ampia flessibilità oraria e a una migliore fruizione delle ferie.
La posizione espressa dalla FLP è chiara: il rinnovo del contratto 2025-2027 deve rappresentare un passaggio decisivo per la modernizzazione della pubblica amministrazione e per la valorizzazione del personale, chiamato ad affrontare nuove sfide legate all’innovazione tecnologica e all’introduzione dell’intelligenza artificiale nei processi di lavoro. Un obiettivo che, secondo i sindacati, richiede risorse adeguate ma anche una visione più ampia del ruolo e delle condizioni di lavoro dei dipendenti pubblici.