
Contratti pubblici e privati, nel primo semestre 2025 retribuzioni in crescita

La prima metà del 2025 ha segnato un periodo di intensa attività contrattuale nel panorama lavorativo italiano. Tra rinnovi già firmati e nuove intese all’orizzonte, si contano dieci contratti collettivi recepiti in sei mesi, con un aumento medio delle retribuzioni orarie del 3,5%, secondo i dati diffusi dall’Istat. Un segnale positivo, che accompagna il lento recupero del potere d’acquisto dopo gli anni segnati dall’inflazione.
I settori interessati sono industria, servizi e pubblica amministrazione. Tra i comparti coinvolti: chimica, cemento, difesa, Stellantis, aeroporti, energia e polizia locale. Un fermento che fa da apripista alla stagione contrattuale 2025-2027, già al centro dei primi tavoli negoziali.
Nonostante i progressi, resta alta la quota di lavoratori senza contratto aggiornato: 5,7 milioni, pari al 43,7% dei dipendenti, attendono il rinnovo di 31 contratti collettivi nazionali. Tuttavia, i tempi di attesa si stanno accorciando: oggi sono circa due anni, contro i 27 mesi registrati in precedenza.
Alcune categorie strategiche restano in stand-by, come i metalmeccanici, le cui trattative ripartiranno a settembre. Intanto, Istat prevede un’ulteriore crescita delle retribuzioni del 2,7% nel trimestre luglio-settembre, con una media del +3,1% sull’intero 2025. A brillare sono i ministeri (+6,9%), l’energia elettrica e la difesa (+6,7%), mentre stagnano i salari nelle telecomunicazioni e nelle farmacie private.
I nuovi contratti non si limitano ai soli aumenti retributivi. Al centro delle trattative anche temi sociali e organizzativi: smart working, conciliazione vita-lavoro, welfare aziendale e valorizzazione delle competenze intergenerazionali. «Stiamo costruendo una Pubblica amministrazione più moderna, competente e motivata», ha dichiarato il ministro Paolo Zangrillo, sottolineando che «i contratti sono strumenti essenziali per valorizzare chi garantisce il funzionamento dello Stato».
Tra le novità più rilevanti, l’introduzione, nel contratto per i dirigenti delle funzioni centrali, della settimana corta di quattro giorni su base volontaria, senza tagli in busta paga. Previsto anche un focus sulla prevenzione del burn-out e sull’impatto dell’intelligenza artificiale, che richiederà aggiornamenti delle competenze.
Sarà ora il turno del comparto degli enti locali, con le trattative previste a settembre. Intanto, in Parlamento prosegue il dibattito sulla delega al Governo per il rafforzamento della contrattazione collettiva, che prevede incentivi economici per contrastare l’erosione salariale e meccanismi per lo sblocco dei contratti scaduti.