Confermato l’ergastolo a Adil Harrati per aver ucciso con 56 coltellate la sua ex

18/06/2025

Nessuno sconto di pena per Adil Harrati. La Corte d’Appello di Roma ha confermato l’ergastolo inflitto in primo grado all’uomo che il 4 settembre 2023 ha ucciso Rossella Nappini, 52 anni, con 56 coltellate nell’androne del suo palazzo in via Giuseppe Allievo, nel quartiere Trionfale. La sentenza ha riconosciuto la crudeltà del delitto e la relazione sentimentale tra vittima e imputato come aggravanti determinanti, rigettando la richiesta della difesa di considerare le attenuanti generiche.

Rossella, infermiera al San Filippo Neri, aveva conosciuto Adil mentre l’uomo svolgeva lavori di ristrutturazione nel condominio. Ben presto la frequentazione si era trasformata in una relazione sentimentale, che lei aveva inizialmente accolto con entusiasmo, confidando agli amici il desiderio di matrimonio. “Voleva sposarlo per aiutarlo a ottenere il permesso di soggiorno”, hanno riferito i familiari. Ma i sogni si sono infranti quando Rossella ha scoperto il passato dell’uomo, fatto di reati e violenza. Dopo un mese e mezzo, la donna decise di interrompere il rapporto. Una scelta che Harrati non ha mai accettato.

Poche ore prima della tragedia, Adil e Rossella avevano avuto un’ultima telefonata. Lei aveva ribadito di non volerlo vedere. Lui, accecato dalla rabbia, si è presentato sotto casa sua con un coltello da cucina. “Un tentativo estremo per convincerla a cambiare idea, poi il massacro”, ha ricostruito la procura. I colpi sono stati inferti al volto, al collo, all’addome e alle gambe: la brutalità dell’aggressione è stata determinante per la conferma dell’aggravante della crudeltà.

I familiari della vittima, che si sono costituiti parte civile con l’assistenza dell’avvocato Arianna Agnese e delle associazioni Insieme ad Arianna e Vittime vulnerabili, hanno scelto di non assistere all’udienza d’appello. “Rievocare quei fatti rappresenta un dolore troppo grande”, ha spiegato il legale, sottolineando la soddisfazione per la conferma della pena. Opposto, invece, il punto di vista della difesa di Harrati, rappresentata dall’avvocato Angelo Russo, che ha dichiarato: “Ricorreremo sicuramente in Cassazione”. La difesa puntava sul pentimento, la condotta collaborativa in carcere e l’assenza di premeditazione, ma per i giudici la ferocia del gesto, l’accanimento sulla vittima, ha prevalso su tutto.

La giustizia, per ora, conferma la massima pena. Ma la vicenda processuale è destinata a continuare.

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