
Condannata la “banda del buco” che razziava le gioiellerie

Sembravano turisti in vacanza, ma in realtà soggiornavano in hotel e B&B solo per preparare i colpi. È finita con quattro condanne la carriera criminale di una banda romana specializzata nei cosiddetti “furti col buco”, una tecnica tanto antica quanto efficace. I colpi, messi a segno a via Candia e via Gioberti, avevano fruttato un bottino complessivo superiore ai 100mila euro in gioielli.
Le condanne sono arrivate venerdì scorso con rito abbreviato. Il più giovane del gruppo, Giovanni Liscio, 52 anni, ha ricevuto 4 anni, 3 mesi e 13 giorni di reclusione. Davide Federici, classe 1972, dovrà scontare 4 anni, 2 mesi e 20 giorni. Gli altri due, Bruno Valentino (66 anni) e Mauro Belli (65 anni), sono stati ritenuti responsabili solo del furto in via Gioberti e condannati a 3 anni, un mese e 10 giorni.
Uno dei condannati, Mauro Belli, aveva anche tentato di romanzare la sua carriera criminale con un libro autobiografico dal titolo “A Mauro, falla finita. La vera storia della banda del buco”. Un testo in cui si descriveva come “ladro di professione, appartenente alla genia degli uomini irripetibili”, affermando di aver intrapreso “la strada dell’espiazione e del pentimento”.
Un pentimento che però si è interrotto bruscamente nel marzo 2023, quando Belli e soci hanno colpito nella gioielleria di via Gioberti 55 calandosi dal soffitto attraverso un foro praticato nel pavimento della stanza di un hotel in ristrutturazione. A tradirli, come spesso accade, sono stati i filmati delle telecamere di sorveglianza e l’uso dei loro cellulari, che hanno agganciato le celle telefoniche nei pressi delle gioiellerie proprio durante le ore dei furti.
La tecnica della banda del buco era precisa e silenziosa. In via Candia, due mesi prima del colpo in via Gioberti, i ladri avevano soggiornato per tre giorni in una stanza affittata in un B&B, usandola come base per praticare con calma il foro nel pavimento. I colpi venivano portati a termine con crick idraulici, evitando rumori sospetti.
A inchiodare il gruppo anche le immagini in cui si vedono i membri della banda salire su auto con trolley sospetti, probabilmente pieni di refurtiva. Gli investigatori del commissariato Viminale hanno ricostruito ogni dettaglio, smantellando una rete criminale che, nonostante l’età dei componenti, si muoveva con estrema professionalità.
“Erano veri specialisti, conoscevano perfettamente la tecnica e sapevano muoversi come turisti qualsiasi”, ha spiegato una fonte vicina alle indagini. Ora, con le condanne, la carriera della banda del buco sembra davvero giunta al capolinea.