
Caso Phica.eu, una guida sul sito per spiare con telecamere pirata

Le indagini sul caso Phica.eu, il forum online finito al centro di uno scandalo per la diffusione di immagini private di migliaia di donne, si allargano. Dopo la chiusura della pagina Facebook “Mia Moglie”, il sito era rimasto attivo fino al 28 agosto, quando l’amministratore ha deciso di oscurarlo. Ma in quegli otto giorni sarebbero state rimosse alcune sezioni particolarmente gravi, come quelle che spiegavano agli utenti come installare microtelecamere in camerini e palestre e poter così rubare immagini intime delle donne che le frequentavano. Immagini che sarebbero poi finite sul sito web stesso o condivise in altre forme, tramite chat o forum.
Secondo gli inquirenti, oltre ai reati di revenge porn, diffamazione aggravata e diffusione di immagini a contenuto sessuale, potrebbero essere ipotizzate anche l’istigazione a delinquere e l’interferenza illecita nella vita privata.
La polizia postale non ha ancora consegnato ai pm la prima informativa, che conterrà il nome del gestore italiano della piattaforma e di alcuni utenti attivi nel forum. Al vaglio anche episodi di estorsione: una delle vittime ha raccontato di essere stata costretta a versare «mille euro al mese» per la rimozione di proprie foto intime, mentre altri iscritti hanno denunciato richieste di denaro per essere cancellati dal portale.
Il nodo principale resta quello dei server, localizzati all’estero e fondamentali per ricostruire i contenuti caricati. Per accedervi saranno necessarie rogatorie internazionali. A essere tirato in ballo è l’imprenditore Roberto Maggio, manager di origini italiane residente tra Dubai e Sofia. Ai microfoni del Tg5 ha respinto le accuse: «Non sono io il gestore del sito. La mia società Hydra si occupa solo dei sistemi di pagamento, non dei contenuti». Maggio ha precisato di non essere mai stato contattato dalla polizia postale, aggiungendo: «Sono sicuro che abbiano gli strumenti per identificare il vero proprietario del sito».
Parallelamente alle indagini penali, prende corpo anche l’azione civile. L’avvocata Annamaria Bernardini de Pace, insieme a un pool di 12 legali, ha raccolto già «qualche centinaio di segnalazioni» di donne, tra cui attrici, politiche e influencer, i cui scatti sarebbero stati diffusi senza consenso. L’obiettivo è avviare una class action contro le piattaforme coinvolte, con richieste di risarcimento. «L’idea è quella di violentare la giurisprudenza, così come sono state violentate queste donne. Se arriveremo a mille denunce forse i giudici si renderanno conto della gravità del fenomeno», ha dichiarato Bernardini de Pace.
Il caso Phica si profila quindi come un banco di prova per la giustizia italiana, chiamata a confrontarsi con la violenza digitale e con la necessità di strumenti più efficaci per tutelare le vittime online.