
Bufera a Più Libri Più Liberi, appello di 89 autori contro “Passaggio al Bosco”
La partecipazione della casa editrice Passaggio al Bosco alla fiera Più Libri Più Liberi diventa un caso nazionale. Ottantanove tra autori, editori, storici e figure della cultura — tra cui Zerocalcare, Christian Raimo, Antonio Scurati, Anna Foa, Alessandro Barbero, Miguel Gotor e Caparezza — hanno rivolto un appello all’Associazione Italiana Editori (AIE) per protestare contro la presenza dello stand dell’editore, accusato di promuovere un catalogo incentrato sull’«esaltazione del pantheon nazifascista e antisemita».
La polemica, iniziata con la denuncia dell’ex senatore del Pd Emanuele Fiano, ha preso forza nelle ultime ore con la pubblicazione dell’appello collettivo, che chiede una presa di posizione netta della fiera.
L’AIE, attraverso il presidente Innocenzo Cipolletta, ha espresso comprensione per le sensibilità coinvolte: «L’appello tocca temi che noi stessi condividiamo». Allo stesso tempo, l’associazione esclude la possibilità di allontanare Passaggio al Bosco dalla manifestazione: gli editori, infatti, non vengono selezionati sulla base delle loro linee editoriali, ma devono sottoscrivere un contratto che impone l’adesione ai principi della Costituzione italiana, della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue e della Dichiarazione universale dei diritti umani.
Un requisito che, sottolinea l’AIE, la casa editrice ha rispettato. Per stemperare il clima, Cipolletta ha proposto di organizzare in fiera «uno spazio e un momento di discussione» dedicato al tema.
Secondo i firmatari dell’appello, il problema non è solo la presenza di titoli controversi, ma la loro natura apertamente apologetica. Tra gli esempi citati compare un pamphlet di Léon Degrelle, fondatore della divisione vallona delle Waffen SS, presentato dall’editore come un «contributo alla formazione dell’élite militante». Per gli autori è la prova che non si tratta «di testi di studio o analisi storica», ma di opere che mirano a «dipingerne la violenza e la persecuzione come un’esperienza eroica».
La casa editrice respinge le accuse e rivendica il proprio diritto a partecipare alla fiera. «Le fiere non sono un party: non si viene invitati, ci si iscrive», spiegano in una nota. Il catalogo, composto da quasi 300 titoli, viene descritto come espressione «del pensiero identitario». L’editore giudica la polemica «sterile» e potenzialmente dannosa per la manifestazione, che «ha mille temi da proporre». Nessuna intenzione, quindi, di arretrare o rinunciare allo stand.
Ancora una volta un evento dedicato ai libri si trasforma così in un’arena per il dibattito politico, dove esponenti della cultura di sinistra vorrebbero censurare la presenza di case editrici o libri non graditi. Ma la censura dei libri, qualsiasi essi siano, appartiene alle dittature, non alle democrazie. Ed anche la lettura del pensiero di personaggi controversi come Léon Degrelle può risultare utile, per comprendere un’epoca e i suoi protagonisti. Se non fosse così, allora bisognerebbe capire perchè non si debbano parimenti censurare personaggi egualmente controversi come, ad esempio, gli ex-terroristi delle Br. Per gli 89 autori che hanno sottoscritto l’appello, si tratta di un brutto scivolone che potevano evitarsi.
M.M.