
Bambino ebreo aggredito, arrestato un egiziano senza fissa dimora

Un episodio di violenza avvenuto il 29 gennaio nel centro di Roma ha scatenato un acceso dibattito su temi come antisemitismo, immigrazione e sicurezza. Un uomo di 33 anni ha aggredito un bambino di otto anni che passeggiava con la madre in via Nazionale, riconoscibile come ebreo per via della kippah che indossava. L’aggressore lo ha prima minacciato verbalmente, poi colpito con schiaffi e, secondo alcune testimonianze, anche con calci e pugni, fino a tentare di ferirlo con un coccio di bottiglia. Il vetro rotto è stato ritrovato nelle tasche dell’uomo al momento dell’arresto. La madre del bambino e una negoziante intervenuta per aiutarlo sono state a loro volta minacciate con l’arma improvvisata. Dopo l’attacco, l’uomo è fuggito in direzione del Colosseo, dove è stato fermato dalla polizia.
Le indagini hanno permesso di identificare l’aggressore come un rifugiato egiziano, di religione musulmana, che aveva ottenuto lo status di protezione internazionale in Italia dopo essere stato respinto alla frontiera francese e a quella belga. In Italia, era stato accolto dal Centro Astalli, struttura che offre assistenza ai richiedenti asilo, ma risultava essere senza fissa dimora. Le telecamere di sicurezza della zona hanno ripreso l’intera scena, fornendo elementi chiave per l’identificazione. L’uomo è stato arrestato con l’accusa di tentata deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, un reato introdotto nel 2018 per contrastare aggressioni particolarmente gravi. Al momento, non è stato confermato se il movente fosse di natura antisemita o se l’uomo soffrisse di disturbi psichici.
L’episodio ha suscitato reazioni forti da parte dell’opinione pubblica e del mondo politico. Sui social, il caso ha alimentato polemiche tra chi ha denunciato un atto di antisemitismo e chi, al contrario, ha messo in discussione le politiche migratorie italiane. La coordinatrice nazionale di Italia Viva, Raffaella Paita, ha definito l’accaduto un atto di razzismo contro un bambino ebreo, scatenando un’ondata di commenti contrastanti. Intanto, è stato richiesto un riesame delle procedure di accoglienza del Centro Astalli, per verificare i criteri con cui vengono assistiti i beneficiari della protezione internazionale.