
Attentati incendiari contro auto della polizia: arrestato un ex detenuto

Roma torna al centro delle cronache per una nuova ondata di atti intimidatori contro le istituzioni. Nella serata di giovedì, un uomo di 35 anni ha tentato di dare fuoco a due auto delle forze dell’ordine e a un terzo obiettivo simbolico: il Consiglio Superiore della Magistratura, in via Bachelet. A innescare l’azione, un forte rancore personale contro polizia e magistratura, che il soggetto – già noto alle forze dell’ordine – avrebbe covato in seguito a un precedente arresto da lui ritenuto «ingiusto». Le indagini, coordinate dalla Procura di Roma, sono in corso per chiarire eventuali legami con altri episodi simili avvenuti nelle scorse settimane.
Il primo veicolo preso di mira è stato un’auto della polizia penitenziaria, parcheggiata in via Arenula, di fronte al Ministero della Giustizia. Il secondo bersaglio è stato una volante del commissariato Viminale in via Farini, dove il piromane ha usato lo stesso schema: sacchetti di plastica incendiati sotto il paraurti. Un terzo tentativo, senza danni, è stato compiuto sotto le finestre del Csm, a pochi passi dai palazzi del potere giudiziario.
«Non c’è giustificazione contro quello che è un attacco alle istituzioni dello Stato», ha scritto su X il ministro degli Esteri Antonio Tajani, esprimendo solidarietà alla Polizia di Stato e alla Penitenziaria. Gli investigatori della Digos, grazie alle immagini della videosorveglianza e a un volto già schedato, sono risaliti in poche ore all’identità del presunto responsabile, fermato a Ladispoli.
L’uomo arrestato aveva già riportato nel 2019 un precedente per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, mentre nel 2023 era finito in carcere. Da allora, secondo quanto riferito agli investigatori, si sentiva abbandonato dallo Stato e perseguitato. Aveva presentato esposti e denunce che, a suo dire, sarebbero rimasti «inascoltati». Un mix di frustrazione, solitudine e odio istituzionale che lo avrebbe spinto a colpire i simboli visibili del potere: le auto delle forze dell’ordine e la sede del Consiglio della Magistratura. Sono in corso accertamenti anche di natura psicologica, al momento non ancora certificati.
Le reazioni delle forze di polizia e dei sindacati non si sono fatte attendere. «L’incendio dell’auto davanti al commissariato Viminale è un atto grave», ha dichiarato Domenico Pianese, segretario generale del Coisp, aggiungendo che «sempre più spesso chi si ritiene vittima sfoga la propria rabbia contro le divise, volti visibili dello Stato». Dello stesso tono le parole di Fabio Conestà, segretario del Mosap: «Colpire i simboli dello Stato è un gesto deliberato, non vandalismo». E per Marco Milani del Sulpl, «atti come questi, che assomigliano a una guerra contro le istituzioni, preoccupano ancora di più perché colpiscono il centro della Capitale».
Il fermato è ora indagato per danneggiamento aggravato, ma le indagini proseguono per verificare eventuali connessioni con altri episodi simili e per accertare la piena responsabilità del soggetto. Roma, intanto, fa i conti con un nuovo segnale di tensione sociale e ostilità verso lo Stato, un fenomeno che preoccupa le autorità e chi ogni giorno lavora per garantire la sicurezza dei cittadini.