
Assolti gli eco-vandali che versarono liquido nero nella Barcaccia

Erano entrati nella celebre fontana della Barcaccia, ai piedi di Trinità dei Monti, per compiere una protesta simbolica contro i combustibili fossili. Ma per il tribunale di Roma non c’è reato: i tre attivisti di Ultima Generazione che il primo aprile 2023 tinsero d’acqua nera il capolavoro barocco dei Bernini sono stati assolti. Il giudice ha riconosciuto la «tenuità del fatto» e ha escluso una condanna penale, nonostante la richiesta di quattro mesi di reclusione da parte della Procura.
Erano le 11 del mattino quando Stefano Pompili, 55 anni, Chloè Bertini, 27, e Bruno Cappelli, 31, fecero irruzione nella fontana del 1629 con uno striscione contro il fossile e un liquido scuro ottenuto da carbone vegetale diluito in acqua. L’azione, durata pochi minuti e ripresa da un cameraman, suscitò lo sdegno dei presenti e l’immediato intervento dei vigili urbani. La fontana fu svuotata e ripulita entro sera, grazie al tempestivo intervento di Acea, Ama e Sovrintendenza. Il costo dell’operazione fu quantificato in 4.000 euro.
In aula, una degli imputati ha spiegato le motivazioni della protesta: «Volevamo portare attenzione sulla crisi climatica e sulla siccità». Il difensore, l’avvocato Arturo Salerni, ha sostenuto che la sostanza utilizzata era innocua e facilmente rimovibile. «Conoscevamo le conseguenze, non volevamo danneggiare la fontana», ha detto Chloè Bertini. Un consulente della difesa ha confermato: «La concentrazione era così bassa da non causare danni, nemmeno in caso di pulizia tardiva».
Nonostante l’opinione contraria del pubblico ministero, secondo cui «c’è stato un danno economico per tutta la collettività, oltre a un rischio per il monumento», il tribunale ha deciso per l’assoluzione. Un verdetto che riapre il dibattito sull’equilibrio tra diritto alla protesta e tutela del patrimonio artistico. Duro all’epoca il commento del sindaco Roberto Gualtieri: «Colpire i monumenti è in contraddizione con la difesa dell’ambiente». L’allora assessore alla Cultura Miguel Gotor parlò di «eco-idioti». Oggi resta il contrasto tra la condanna morale e l’assoluzione giudiziaria.