
Ancora sangue al Quarticciolo: feriti da fucilate due pusher nordafricani

Ancora spari al Quarticciolo, e ancora paura tra i residenti. Nel primo pomeriggio di ieri, in via Ostuni, due giovani nordafricani – un egiziano di 19 anni e un tunisino di 23 – sono stati feriti a colpi di fucile alle gambe e alle braccia. A far fuoco, in pieno giorno, due uomini italiani di 48 e 39 anni, scesi da un’Audi Q2 bianca noleggiata. L’intervento tempestivo dei carabinieri ha permesso di arrestarli dopo un inseguimento fino a viale Palmiro Togliatti.
Le indagini, condotte dalla Compagnia di Roma Casilina con il supporto del Nucleo Investigativo, seguono la pista della droga. Tutti i soggetti coinvolti, infatti, risultano già noti alle forze dell’ordine per reati legati allo spaccio. Non si esclude un collegamento con un altro episodio avvenuto appena due giorni prima, quando un 25enne tunisino era stato gambizzato nella stessa zona.
Secondo la ricostruzione, erano le 14 circa quando i due stranieri camminavano sul marciapiede. Dall’auto sono scesi i due italiani, entrambi a volto scoperto. Uno dei due impugnava un fucile da caccia: avrebbe sparato almeno quattro o cinque colpi, secondo le testimonianze dei residenti. Poi la fuga, fino al blocco da parte delle forze dell’ordine. Al momento non è stata trovata l’arma: al momento dell’arresto non era più a bordo dell’auto.
Le due vittime, soccorse dal 118 e trasportate all’ospedale Vannini, non sono in pericolo di vita. Nei prossimi giorni verranno ascoltate dagli investigatori per chiarire l’esatta dinamica dell’agguato e confermare i sospetti su una guerra tra bande di pusher per il controllo del territorio.
La tensione cresce tra chi vive nel quartiere, esasperato da una spirale di violenza che sembra non avere fine. “L’ennesima dimostrazione che c’è un problema serio al Quarticciolo”, ha dichiarato al Messaggero Riccardo Francisci, presidente dell’associazione “Semi di luce”. “A distanza di due giorni abbiamo avuto due episodi di sparatorie. I cittadini non possono essere più ostaggio di queste azioni criminali. Serve un intervento chiaro e deciso da parte delle istituzioni”.
Un appello raccolto anche da don Antonio Coluccia, noto per il suo impegno contro la criminalità giovanile e lo spaccio: “Non possiamo rimanere in silenzio. Di fronte a episodi del genere bisogna indignarsi. Il diritto alla pace di un territorio va difeso”.
Mentre proseguono le indagini, resta alta la preoccupazione in una zona che da troppo tempo è ostaggio di una criminalità diffusa e radicata, contro la quale i cittadini invocano protezione e presenza concreta dello Stato.