
Adescava bambini con il calcio, condannato per abusi sessuali

Prima le carezze sulla schiena, poi i palpeggiamenti ai danni di un bambino di soli 8 anni, che frequentava la sua casa con la scusa di guardare le partite di calcio. Anni dopo, quel bambino, ormai cresciuto, ha trovato il coraggio di raccontare tutto, dando il via a un’indagine su M. G., un romano di 59 anni. Le indagini hanno portato alla luce abusi anche su un altro minore. Ieri, è arrivata la condanna a otto anni di reclusione per violenza sessuale, una pena inferiore ai 14 anni chiesti dal pubblico ministero Barbara Trotta.
Le prime molestie risalgono a oltre quindici anni fa, tra il 2008 e il 2009. Il modus operandi era sempre lo stesso, come si legge nel capo d’imputazione: «abusando delle condizioni di inferiorità fisica e psichica di Daniele (nome di fantasia, ndr), all’epoca dei fatti minore di anni 8-9, con condotte reiterate e con gesti repentini tali da impedire qualunque tipo di reazione, lo costringeva a subire atti sessuali». Il pretesto per avvicinare il bambino era invariabilmente quello di guardare le partite di calcio insieme al figlio dell’imputato. Seduti sul divano, l’uomo iniziava con carezze sulla schiena, per poi, in altre occasioni sul letto, approfittare dei momenti in cui Daniele si addormentava o interponendo un cuscino per nascondere la scena al figlio, «lo tastava nelle parti intime, mettendo la sua mano dentro gli slip». In alcuni episodi, ci sarebbero stati anche dei baci. Questi abusi sarebbero proseguiti fino al 2012.
Il ragazzo ha mantenuto il silenzio per anni, confidandosi solo nel 2019, ormai maggiorenne, con il compagno della madre. La donna, vicina di casa e amica dell’imputato, ha immediatamente sporto denuncia nel marzo di quell’anno. Le indagini della polizia si sono concentrate sull’ex dipendente dell’Ama, che lavorava anche come talent scout di calcio giovanile, facendo emergere ulteriori episodi di abuso. Durante un pedinamento, gli agenti lo hanno colto in flagranza mentre molestava un altro ragazzino all’esterno del centro sportivo di Trigoria, sfruttando il suo ruolo di osservatore di giovani promesse per una società calcistica romana. Arrestato, era già stato condannato con rito abbreviato a quattro anni e sei mesi, pena che ha appena finito di scontare.
Proprio questo precedente procedimento, secondo l’avvocato della difesa Cesare Gai, ha influenzato la decisione di ieri. «Si trattava di un processo in salita, sicuramente condizionato da una serie di elementi esterni, quali una condanna per altro fatto», ha commentato il legale, definendo la vicenda controversa e sottolineando come la vittima, in aula, avesse minimizzato i fatti. «Ora aspettiamo le motivazioni e sicuramente impugneremo la sentenza, evidenziando le singolari evenienze di questo procedimento. Anche perché il mio assistito si è sempre detto innocente».