
Addio a Lea Massari, antidiva del cinema italiano. Aveva 91 anni

Un funerale semplice, riservato, lontano dai riflettori, nella cattedrale di Sutri (Viterbo), ha segnato la fine di una delle figure più raffinate e misteriose del cinema europeo: Lea Massari. L’attrice, che ha lasciato un’impronta indelebile nel cinema degli anni Sessanta e Settanta, è scomparsa all’età di 91 anni, nel pomeriggio di lunedì, nella sua casa ai Parioli, dove era assistita dopo una caduta che aveva aggravato le sue condizioni di salute.
Lea Massari, nata Anna Maria Massetani a Roma, era una figura distante dalle convenzioni dell’epoca, un’icona senza tempo. Dopo il ritiro dalle scene, avvenuto a soli 57 anni, si trasferì in Sardegna con il marito Carlo Bianchini, ex pilota Alitalia, e poi tornò a Roma dopo il divorzio. La sua scelta di vivere lontano dai riflettori la rese ancora più enigmatica, un personaggio fuori dagli schemi. Non ebbe figli e preferì sempre mantenere un profilo basso, lontano dalla notorietà che tanto la circondava negli anni d’oro.
Il suo nome d’arte, Lea, fu scelto in memoria del fidanzato Leo, tragicamente scomparso dieci giorni prima delle loro nozze. Una scelta che segnò la sua vita e la sua carriera, rendendola un’icona della malinconia e della passione non corrisposta.
Il suo esordio nel cinema avvenne grazie a Mario Monicelli, che la scoprì nel 1954 nel film Proibito, dove interpretava una giovane ribelle. La sua carriera decollò grazie alla collaborazione con registi “intellettuali” che cercavano un volto sofisticato e misterioso. Il suo ruolo nell’iconico L’avventura di Michelangelo Antonioni (1960) la consacrò come una delle attrici più importanti del panorama cinematografico mondiale. La pellicola fu inizialmente fischiata a Cannes, ma poi vinse il premio della giuria, segnando l’inizio di una carriera straordinaria.
Massari lavorò con alcuni dei più grandi registi italiani, come Sergio Leone, Dino Risi e Valerio Zurlini, e fu protagonista in film che hanno fatto la storia del cinema, come Una vita difficile, Le soldatesse, e La prima notte di quiete. Ma fu soprattutto in Francia che trovò il riconoscimento che meritava, lavorando con registi come Claude Sautet, Louis Malle e René Clément. In particolare, la sua interpretazione in Soffio al cuore (1971), in cui interpretava il controverso ruolo di una madre che ha una relazione con il figlio adolescente, scosse la morale dell’epoca, portando la sua carriera a livelli internazionali.
Massari ricevette due Nastri d’Argento, uno nel 1962 per I sogni muoiono all’alba e un altro nel 1979 per Cristo si è fermato a Eboli. La sua riservatezza e la sua attitudine lontana da ogni forma di divismo la rendevano una figura rara nel panorama cinematografico. Non temeva di rifiutare ruoli importanti, come quello in 8½ di Fellini, e alla fine decise di ritirarsi definitivamente nel 1990 dopo Viaggio d’amore.
Nonostante il tentativo di Ferzan Özpetek di riportarla sul set nel 2005 per Cuore sacro, Lea Massari rifiutò, delusa dalla piega che aveva preso il suo mondo cinematografico.