
Accordo Ue-Mercosur: agricoltori divisi, l’Italia chiede garanzie

La Commissione europea accelera sulla ratifica dell’accordo commerciale con i Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay) e con il Messico. Dopo mesi di tensioni con gli Stati Uniti, Bruxelles guarda a sud e punta a creare la più grande zona di libero scambio al mondo, con oltre 700 milioni di consumatori. L’intesa prevede l’abbattimento dei dazi su oltre il 90% delle merci europee esportate in America Latina, con vantaggi stimati in 4 miliardi di euro l’anno per gli esportatori Ue.
Il governo italiano mantiene una posizione prudente, sottolineando che «l’Italia valuterà, anche attraverso il coinvolgimento delle associazioni di categoria, l’efficacia delle garanzie aggiuntive previste». Palazzo Chigi accoglie positivamente l’introduzione di meccanismi di salvaguardia, richiesti anche da Roma, per intervenire rapidamente in caso di crollo dei prezzi o incremento anomalo delle importazioni. Sono previsti controlli fitosanitari più rigidi e compensazioni per le filiere agricole danneggiate. Inoltre, Bruxelles ha istituito un fondo di crisi da 6,3 miliardi di euro per tutelare gli agricoltori europei.
Il mondo agricolo rimane diviso. Se l’Unione italiana vini sottolinea che «il settore del vino ha bisogno di accordi come Mercosur», Confagricoltura chiede ulteriori margini di miglioramento per carni, pollame, riso e mais. Più critiche Coldiretti e Filiera Italia, che parlano di un accordo ancora «insoddisfacente». Cia e Conpagri, invece, invocano il principio di reciprocità, temendo concorrenza sleale da prodotti con standard meno severi rispetto a quelli europei.
Secondo Bruxelles, l’intesa potrebbe far crescere le esportazioni europee verso il Mercosur fino al 39%, con un incremento del 50% per l’agroalimentare – vino, cioccolato e olio d’oliva in testa – oggi gravati da dazi tra il 10% e il 35%. Per i prodotti sensibili, come la carne bovina, sono stati fissati limiti: solo 99 mila tonnellate annue entreranno nell’Ue con dazi ridotti, pari a «poco meno di due bistecche per europeo», ha precisato un funzionario Ue. Tuttavia, Francia, Polonia e Austria restano contrarie, temendo gravi conseguenze sul settore agricolo. «Continuiamo a diversificare i nostri scambi commerciali e a creare nuove opportunità», ha ribadito la presidente Ursula von der Leyen.
La Commissione spera di chiudere l’accordo entro la fine del 2025, sotto la presidenza di turno brasiliana. Per l’approvazione non sarà necessaria l’unanimità: basterà la maggioranza qualificata dei governi Ue e il via libera del Parlamento europeo. Una procedura snella che mira a superare i veti nazionali, ma che lascia aperti i dubbi di diversi Stati membri.