
Accoltellamento al Trullo, spedizione punitiva per gli affitti: tre arresti
Viale Ventimiglia, una strada larga poco più di tre metri, ieri pomeriggio offriva un contrasto che racconta meglio di ogni parola il clima del quartiere. Da una parte le bambine della scuola di pattinaggio mostravano tutù e cappellini natalizi ai genitori accorsi per il saggio di fine anno; dall’altra i nastri bianchi e rossi dei carabinieri delimitavano le macchie di sangue lasciate poche ore prima dall’accoltellamento che ha sconvolto i lotti del Trullo. La vittima è Demir Orahovac, 25 anni, originario del Montenegro, ora ricoverato in fin di vita all’Ospedale San Camillo Forlanini.
Dietro l’aggressione, secondo gli investigatori, potrebbe esserci una vera e propria spedizione punitiva. A colpire il giovane, all’alba di sabato, sarebbe stato un gruppo di almeno cinque italiani. Tre di loro sono stati arrestati dai carabinieri con l’accusa di tentato omicidio in concorso: un padre di 48 anni, il figlio di 25 e un uomo di 37. Avrebbero inferto diverse coltellate, soprattutto alla schiena, al culmine di una resa dei conti dai contorni ancora da chiarire. L’ipotesi principale resta quella del racket per il controllo degli affitti nelle case popolari, tra pizzo e vendette.
Le indagini, condotte dai carabinieri della Compagnia Roma Eur, cercano di ricostruire quanto accaduto durante quello che i residenti definiscono «un venerdì sera di terrore tra incendi e grida». Nel quartiere domina la paura e l’omertà. «Non dico nulla sennò rischio che mi trovo la macchina bruciata anche io», racconta Carla, che vive da anni nel quinto lotto, lo stesso dove è avvenuta l’aggressione. Qualcuno indica la pista della droga, ma al momento non ci sono riscontri e gli investigatori non escludono nessuna ipotesi.
La sequenza dei fatti inizia poco dopo le 19. Al 112 arriva una chiamata: a telefonare è il 48enne poi arrestato, che denuncia la distruzione della porta del proprio appartamento al civico 23 di viale Ventimiglia. I militari identificano lui e il figlio e si allontanano. Il secondo intervento arriva alle 5 del mattino per due auto incendiate: una Lancia Y di una donna estranea alla vicenda e la Fiat 500 del 48enne. Si presume che a dar loro fuoco sia stato Orahovac, che poche ore prima era stato soccorso da un’ambulanza per una ferita alla testa. Ai medici non aveva fornito spiegazioni.
Alle 7 del mattino la svolta. Il fratello minore di Demir chiama i carabinieri: «Venite, hanno ferito mio fratello, so chi è stato. Siamo sulle scale del palazzo». All’arrivo delle pattuglie indica come responsabili il 48enne e il figlio. Mentre un’ambulanza trasferisce d’urgenza la vittima al San Camillo, i militari cercano i presunti aggressori tra i lotti. Li trovano poco dopo in un altro appartamento, insieme a una ragazza di 27 anni e al 37enne poi arrestato. Padre e figlio hanno ancora gli abiti sporchi di sangue. Dopo ore di interrogatori in caserma scattano gli arresti per tre di loro.
I carabinieri rinvengono anche l’arma: un coltello da cucina con lama a seghetta, nascosto in un cestino condominiale. Mentre il nucleo investigativo prosegue con rilievi e accertamenti, Orahovac viene operato d’urgenza e resta ricoverato in condizioni gravissime.
Dopo l’aggressione, dalle istituzioni locali arriva la richiesta di interventi strutturali. «Senza recupero urbanistico, economico e sociale le periferie restano in mano a micro-bande che gestiscono il territorio e i traffici illeciti», afferma Marco Palma, vicepresidente del Consiglio del Municipio IX Roma, chiedendo al prefetto la convocazione del Comitato per delineare un percorso di legalità che impedisca il ripetersi di episodi simili.
M.M.