
Accise su benzina e gasolio, il Governo accelera l’allineamento

Dai carburanti potrebbe arrivare una parte della spinta economica per la prossima manovra. Il governo sta infatti accelerando il processo di riallineamento delle accise su benzina e gasolio, un meccanismo che porterà gradualmente all’eliminazione del vantaggio fiscale riconosciuto al diesel. L’obiettivo dichiarato è duplice: contribuire alle coperture della legge di Bilancio e rispettare gli impegni assunti con l’Unione Europea sulla riduzione delle emissioni e sull’eliminazione dei cosiddetti “sussidi ambientalmente dannosi”.
Il progetto, avviato lo scorso aprile, prevede che ogni anno i ministeri competenti – Ambiente, Economia, Trasporti e Agricoltura – intervengano sulle accise modificandole entro una forchetta compresa tra 1 e 1,5 centesimi al litro. La misura punta ad aumentare progressivamente l’imposta sul gasolio e a ridurre quella sulla benzina fino a rendere i due valori equivalenti entro il 2030.
Con il primo decreto attuativo di maggio, il governo aveva già scelto la soglia massima di intervento, spostando 1,5 centesimi in entrambe le direzioni. Di conseguenza, l’accisa sulla benzina è scesa da 72,8 a 71,3 centesimi al litro, mentre quella sul gasolio è salita da 61,7 a 63,2 centesimi. Un cambiamento che riguarda i mezzi privati, non quelli agricoli.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha confermato l’intenzione di procedere con la stessa strategia anche per il 2025: «Acceleriamo l’allineamento tra accise su gasolio e benzina perché è un sussidio ambientalmente dannoso, così definito dall’Unione Europea. Lo facciamo approfittando di un momento di prezzi bassi sul mercato degli oli», ha dichiarato in conferenza stampa.
Il piano, oltre a favorire gli obiettivi ambientali, permetterà di liberare circa 200 milioni di euro da destinare al finanziamento del trasporto pubblico locale e ad altre misure sociali previste nella manovra. Nel lungo periodo, l’intero processo di convergenza tra i due carburanti potrebbe garantire fino a un miliardo di euro di gettito aggiuntivo alle casse statali.
In Italia, ogni anno si consumano circa 11 miliardi di litri di benzina e 28 miliardi di gasolio. Spostare anche un solo centesimo da un carburante all’altro equivale a circa 170 milioni di euro di maggiori entrate. Ecco perché il governo intende muoversi sulla fascia più alta della forchetta di prezzo.
Parallelamente, la manovra prevede un pacchetto di entrate generali da 3,2 miliardi di euro, tra cui rientrano anche i 200 milioni attesi dal nuovo calendario sulle accise e sulle sigarette, e ulteriori fondi derivanti dal contrasto all’evasione fiscale. È in arrivo una stretta sulle compensazioni fiscali per chi ha cartelle scadute oltre i 50mila euro, non più 100mila, e nuovi strumenti di controllo sulle dichiarazioni IVA precompilate.
Infine, circa 2,3 miliardi nel 2026 arriveranno dai risparmi chiesti ai ministeri, che dovranno contribuire con un taglio complessivo di 8 miliardi nel triennio. Una decisione che ha provocato malumori e frizioni nel Consiglio dei ministri, tanto da far ipotizzare nuovi incontri per rivedere i tagli senza modificare i saldi complessivi.