
Roma, le banche occulte cinesi che riciclano denaro per i narcos

Le inchieste della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) hanno portato alla luce un vasto sistema di riciclaggio di denaro legato al traffico di cocaina, con connessioni internazionali che vanno dall’America Latina all’Europa. Dietro questi affari si celano le “banche occulte” cinesi, che operano anche nella Capitale. Queste organizzazioni, utilizzando il metodo del Fei Ch’ien (denaro volante), fungono da intermediari tra i broker cinesi e le organizzazioni criminali in Europa e Sud America. Le somme di denaro non lasciano fisicamente il Paese di origine, ma vengono trasferite virtualmente, consentendo enormi guadagni, con commissioni che arrivano fino al 20%.
“Gran parte di queste banche occulte sono situate a Roma, da dove partono corridoi per il trasferimento di denaro destinato alle organizzazioni sudamericane”, si legge nelle ultime rivelazioni delle forze dell’ordine. La DDA ha esaminato le operazioni di “pick-up money”, con carichi di denaro provenienti dalla Calabria e diretti verso Panama, Colombia, Brasile ed Ecuador, tramite il Belgio e l’Olanda.
Nel biennio 2020-2021, le forze dell’ordine hanno monitorato con attenzione le cosche della Locride, legate alle potenti famiglie Pelle, Strangio e Nirta, coinvolte nell’omicidio di Duisburg (Germania) nel 2007. Le intercettazioni di chat criptate, come quelle di Encrochat e SkyEcc, hanno svelato un flusso di oltre 22 milioni di euro trasferiti da queste cosche verso destinazioni internazionali, con gran parte del denaro transitato tramite organizzazioni criminali cinesi presenti nella Capitale. Gli investigatori hanno seguito la pista del denaro attraverso capannoni anonimi sulla Casilina, appartamenti su Tiburtina e Prenestina, e persino stanze di alberghi lussuosi nel centro di Roma.
Il traffico di denaro non è solo limitato alla ‘ndrangheta, ma coinvolge anche altre organizzazioni criminali, come quelle romane. Nel 2023, un’altra operazione della Guardia di Finanza ha svelato un gigantesco giro di riciclaggio che passava per negozi nella zona di piazza Vittorio. Qui si sono rivelati i legami tra la criminalità romana e gli albanesi, con figure chiave come Antonio Gala, un latitante legato al boss Giuseppe Molisso, e Fabrizio Capogna, narcos noto, ora collaboratore di giustizia.
Gli sviluppi più recenti delle indagini hanno coinvolto anche il caso di un duplice omicidio avvenuto al Pigneto, dove sono morti Zhang Dayong (noto come “Asheng”) e la sua compagna Gong Xiaoqing. Gli inquirenti hanno puntato il dito su Naizhong Zhang, un importante esponente della mala cinese in Italia, arrestato nel 2018 e collegato a una rete di affari illeciti che spaziano dal gioco d’azzardo allo spaccio di stupefacenti, fino all’usura e alle estorsioni. La DDA di Firenze ha documentato il suo ruolo nella guerra tra bande per il controllo del mercato delle spedizioni e della logistica, con implicazioni che vanno ben oltre la criminalità organizzata cinese.
La criminalità cinese in Italia, sebbene ancora poco visibile, ha radici profonde e si è sviluppata in modo subdolo nel contesto romano. Al Pigneto e in altre zone come Torpignattara, giovani criminali, con occhiali scuri e collane d’oro, si muovono con l’atteggiamento di boss navigati. I loro affari si svolgono dietro le saracinesche dei negozi, che nascondono un mondo oscuro e difficile da penetrare.
“Dietro ogni negozio c’è un mondo imperscrutabile, quasi invisibile, ma non meno pericoloso. Questi gruppi si muovono con spavalderia, come se fossero i padroni della strada”, affermano gli investigatori. Nonostante l’intensificarsi delle operazioni di polizia, la criminalità cinese continua a rappresentare una sfida importante per le forze dell’ordine.