
Roma, blitz contro i botti illegali: sequestrata una tonnellata di fuochi d’artificio
In un negozio di abbigliamento al Tufello, nascosti tra maglioni e giacche; in un capannone alla periferia est, pronti per essere smistati; sul litorale e nell’hinterland romano, venduti in modo abusivo o persino online. È una vera e propria filiera clandestina quella smantellata dalla Guardia di Finanza nell’ultimo mese con una maxi operazione contro la vendita illegale di fuochi d’artificio in vista di Capodanno. Il bilancio è pesante: una tonnellata di materiale pirotecnico sequestrato, per un valore stimato di circa 400 mila euro, e dieci persone denunciate.
I blitz delle Fiamme Gialle si sono estesi “a macchia di leopardo” in tutti i quadranti della Capitale. Oltre al caso del Tufello, i finanzieri seguendo un furgoncino sospetto, sono arrivati a un grande capannone a Tor Tre Teste, in via dell’Omo, dove decine di scatoloni di botti erano pronti per la distribuzione nel quadrante est della città.
I controlli si sono intensificati nelle settimane precedenti il 31 dicembre, anche alla luce dei numerosi incidenti legati all’uso di fuochi illegali. «Il livello di attenzione è massimo perché si tratta di materiale estremamente pericoloso», spiega al Messaggero Graziano Rubino, tenente colonnello e comandante del Terzo Nucleo Operativo Metropolitano del Gruppo Roma. «Abbiamo trovato scatoloni di botti nascosti in un negozio al primo piano di una palazzina. A questo si aggiunge un ulteriore fattore di rischio: sono prodotti illegali, sui quali non sappiamo che tipo di controlli siano stati eseguiti».
Nonostante le campagne di sensibilizzazione e l’ordinanza del sindaco che vietava l’uso dei botti, lo scorso 31 dicembre a Roma 30 persone sono rimaste ferite. Il caso più grave ha riguardato un uomo ricoverato in codice rosso al Policlinico di Tor Vergata dopo l’esplosione di un petardo in mano.
Le indagini hanno permesso di ricostruire l’intera catena di approvvigionamento. Il materiale pirotecnico sequestrato proveniva dalla Cina, da dove veniva imbarcato e scaricato nel porto di Bari. Dalla Puglia, i botti viaggiavano nascosti su camion e tir diretti verso Roma, dove venivano stoccati e poi immessi nel mercato illegale. Oltre al deposito di Tor Tre Teste, sequestri sono scattati anche sul litorale romano, a Fiumicino, e nell’hinterland, a Guidonia Montecelio.
Durante le operazioni sono state denunciate dieci persone: sette cittadini di origine cinese, uno bengalese e due italiani. Le accuse vanno dalla detenzione illecita all’introduzione, deposito e vendita di materiale esplodente.
Nel mirino dei finanzieri anche i canali di vendita online. «È un sistema su cui stiamo prestando la massima attenzione», sottolinea ancora Rubino. «Vengono utilizzati social come Instagram e TikTok per attirare clienti giovanissimi, con video dimostrativi e spiegazioni sull’accensione dei botti». In molti casi, una volta scelto il prodotto, l’acquisto avveniva tramite grandi piattaforme di e-commerce e la spedizione come pacco ordinario. «Un ulteriore pericolo – avverte il comandante – perché si tratta di materiale non controllato che potrebbe accendersi ed esplodere durante il trasporto».
M.M.