
Cinema chiusi a Roma e nel Lazio: quattro milioni per salvare le sale
Non se ne parlava più dalla scorsa estate, quando la proposta di legge sulla riconversione dei cinema chiusi era stata messa da parte senza arrivare al voto. Ora però, alla vigilia della maratona sul bilancio regionale, il tema torna al centro del dibattito politico con una nuova iniziativa che potrebbe segnare un raro punto di convergenza tra maggioranza e opposizioni. Un emendamento di minoranza, depositato in Consiglio regionale in vista dell’esame della legge di stabilità 2026, propone infatti di finanziare con quattro milioni di euro la Roma Lazio Film Commission, la fondazione partecipata da Regione e Campidoglio che ha il compito di sostenere l’intera filiera cinematografica, dalle sceneggiature fino alle sale.
L’obiettivo è dare un futuro alle sale in crisi trasformandole in “terzi luoghi”, spazi culturali multifunzionali capaci di vivere durante tutto l’arco della giornata e non solo nelle ore delle proiezioni. Le risorse, secondo il testo dell’emendamento, verrebbero stanziate subito in spesa corrente e costituirebbero la base per un bando rivolto agli esercenti, chiamati a ripensare l’organizzazione degli spazi e l’offerta culturale. Un’idea che guarda all’estero, dove modelli simili hanno già dimostrato di poter rivitalizzare cinema che sembravano destinati alla chiusura definitiva.
Il testo porta la firma di tutti i capigruppo di minoranza: Claudio Marotta per Verdi e Sinistra, Luciano Nobili per Italia Viva, Mario Ciarla per il Partito democratico, con l’adesione anche di Alessio D’Amato di Azione e Adriano Zuccalà del Movimento 5 Stelle. «Si tratta di dare un futuro alle sale in crisi e di mettere in campo idee utili per gestire i cinema in modo sostenibile», spiega Nobili, sottolineando il carattere costruttivo dell’iniziativa. Sulla stessa linea Marotta: «L’idea è combinare una programmazione di qualità con altre funzioni sociali e culturali, trasformando i cinema in veri poli di aggregazione».
Nell’emendamento si evidenzia come le sale cinematografiche, per struttura architettonica, posizione urbana e identità culturale, siano particolarmente adatte a incarnare il modello dei terzi luoghi. Spazi facilmente riconvertibili, spesso collocati in aree strategiche dei quartieri e già riconosciuti dal pubblico come punti di riferimento culturale. La loro evoluzione in poli multifunzionali consentirebbe di contrastare la desertificazione urbana e di ampliare il pubblico, coinvolgendo giovani, famiglie e associazioni locali.
Il modello di riferimento è quello di Parigi e, in particolare, del cinema Louxor, rimasto chiuso per oltre venticinque anni e oggi tornato a essere uno dei luoghi culturali più vivi della città. Accanto alla programmazione cinematografica d’essai, ospita matinée scolastiche, cine-concerti, rassegne tematiche, incontri con registi e critici, ma anche spazi per il coworking, piccole biblioteche, caffè culturali e aree studio. Un approccio che ha permesso di salvare sale in difficoltà e di renderle centrali nella vita urbana.
Secondo i bene informati, l’emendamento avrebbe buone possibilità di essere accolto anche dalla maggioranza di centrodestra. Un segnale in questa direzione arriva dalla recente decisione di rafforzare la Roma Lazio Film Commission con l’ingresso di due realtà formative di primo piano, la Scuola Volonté di Magliana e le Officine Pasolini alla Farnesina, nate con le precedenti giunte regionali e confermate anche sotto la presidenza Rocca.
In gioco non c’è solo il destino di una quarantina di strutture chiuse, ma un intero comparto che a Roma e nel Lazio conta oltre mille imprese, per l’85% medie e piccole, e genera il 63% del valore complessivo del settore cinematografico regionale, pari a 3,39 miliardi di euro su un totale di 5,4 miliardi. Una convergenza politica su questo fronte rappresenterebbe un segnale inedito e potrebbe aprire la strada a una nuova stagione per le sale cinematografiche, chiamate a reinventarsi senza perdere la propria identità.