
Nasce l’Accademia della pasta, per tutelare le ricette classiche italiane
Dal burro nella cacio e pepe a un’Accademia dedicata alla pasta. È un filo che parte da una polemica estiva diventata virale e arriva oggi a un progetto strutturato che punta a difendere la tradizione gastronomica italiana. Tutto nasce da quell’articolo della Bbc che aveva definito “corretta” una versione della cacio e pepe con l’aggiunta del burro, scatenando l’indignazione dei ristoratori romani e una reazione a catena sui media internazionali, dal Times al Guardian, fino alla stampa araba ed europea. Una vicenda che aveva costretto persino il direttore di Bbc GoodFood a scusarsi pubblicamente con un video.
Ora, forte anche del recente riconoscimento della cucina italiana come Patrimonio immateriale dell’Umanità da parte dell’Unesco, Fiepet Confesercenti Roma rilancia con la nascita dell’Accademia della pasta, una realtà pensata per tutelare e promuovere i grandi classici dei primi piatti italiani, a partire proprio da quelli romani. Cacio e pepe, amatriciana e carbonara diventano così non solo simboli identitari, ma anche terreno di una battaglia culturale contro le reinterpretazioni considerate improprie e contro il fenomeno dell’italian sounding.
«Abbiamo deciso di far nascere l’Accademia della pasta a Roma con la forza di una struttura capace di proiettarsi su tutte le varianti regionali dei primi piatti», spiega Claudio Pica, presidente della nuova Accademia e di Fiepet Confesercenti Roma. Un progetto che guarda oltre i confini cittadini e che punta a diventare un riferimento nazionale, se non internazionale, per la formazione e la tutela delle ricette tradizionali.
Il riconoscimento Unesco viene letto come un punto di svolta e allo stesso tempo come una responsabilità. «Questo importante risultato rappresenta il giusto tributo alla nostra tradizione gastronomica e all’identità culturale italiana», sottolinea Pica, ricordando il lavoro istituzionale che ha portato all’iscrizione della cucina italiana nella lista dei patrimoni immateriali. «Ma pone anche una riflessione sull’importanza della tutela, della formazione e della promozione dei prodotti simbolo dell’agroalimentare del Paese. Tra questi, la pasta è senza dubbio un’icona universale».
Roma avrà un ruolo centrale nel progetto. L’Accademia punta a coinvolgere i ristoratori della Capitale in attività di formazione continua, promuovendo la conoscenza delle tecniche tradizionali e l’uso corretto degli ingredienti. L’obiettivo è creare un polo di eccellenza capace di mettere in rete produttori, mulini, chef, scuole alberghiere e ricercatori, con uno sguardo rivolto anche alle nuove generazioni di cuochi.
«Vogliamo preservare, diffondere e insegnare la vera cultura gastronomica italiana della pasta, valorizzando le ricette originali, la qualità dei prodotti e la sostenibilità», aggiunge Pica. Tra le iniziative in cantiere c’è anche un progetto di scambio formativo dedicato ai cuochi stranieri, suggestsimile a un Erasmus della cucina, che permetta loro di venire a Roma per studiare sul campo i segreti delle preparazioni tradizionali.
L’idea è anche quella di contrastare in modo concreto le distorsioni che all’estero snaturano i piatti italiani, dall’amatriciana con ketchup alla carbonara con panna e funghi o addirittura pollo, come nella rivisitazione della nota catena a stelle e strisce Olive Garden. Pratiche che, oltre a irritare i puristi, alimentano un mercato di prodotti che sfruttano nomi e immagini italiane senza avere alcun legame reale con il Made in Italy.
Dalla polemica mediatica alla costruzione di un’istituzione, il passo è stato breve. E l’Accademia della pasta nasce con l’ambizione di trasformare uno scivolone internazionale in un’occasione per riaffermare, con metodo e formazione, l’autenticità di una delle espressioni più riconoscibili della cultura italiana nel mondo.