
La cucina italiana diventa patrimonio Unesco: un riconoscimento storico
La cucina italiana entra ufficialmente nell’Olimpo dell’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità. È un riconoscimento storico, unico nel suo genere, che consacra il valore identitario, culturale, economico e sociale di una tradizione capace di raccontare l’essenza stessa di un popolo. Non si tratta di premiare un singolo prodotto o un rituale gastronomico, come accaduto per altri Paesi, ma l’intera cucina nazionale nel suo complesso: uno scrigno di biodiversità, sostenibilità e saperi tramandati nel tempo. La decisione è arrivata dal Comitato intergovernativo dell’Unesco, riunito a New Delhi, coronando un percorso iniziato il 23 marzo 2023 su impulso del governo insieme a Fondazione Casa Artusi, Accademia Italiana della Cucina e alla rivista La Cucina Italiana.
La novità più significativa è proprio la portata del riconoscimento: è la prima volta che l’Unesco attribuisce il titolo a una cucina nella sua interezza, definita nel dossier come un mosaico culturale capace di unire territori e generazioni. I presidenti di Casa Artusi Andrea Segrè e dell’Accademia Italiana della Cucina Paolo Petroni hanno sottolineato come questo risultato rappresenti «una visione lungimirante» e il frutto di un lavoro corale che ha coinvolto istituzioni, imprese e comunità locali. La cucina italiana, infatti, non è solo tradizione: è anche innovazione, economia e diplomazia culturale, come dimostrato dalle iniziative internazionali degli ultimi due anni, dall’Amerigo Vespucci al G7.
Il riconoscimento è stato salutato con entusiasmo dalle istituzioni. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito «la cucina italiana il nostro ambasciatore più formidabile», capace di accompagnare turismo, cultura e identità nazionale. «È la vittoria di una nazione straordinaria», ha aggiunto, rilanciando dal Colosseo lo slogan “Viva la cucina italiana”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso il suo compiacimento in una telefonata al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, mentre il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha parlato di «un riconoscimento straordinario ai sapori e alle tradizioni che uniscono generazioni». Entusiasti anche il ministro della Cultura Alessandro Giuli e il suo predecessore Gennaro Sangiuliano, che aveva avviato la candidatura.
Ma dietro la celebrazione si muove un’enorme partita economica. Secondo il ministro Lollobrigida, il blasone Unesco contribuirà a rafforzare ulteriormente il sistema agroalimentare nazionale, già leader europeo, sostenendo prodotti Dop e Igp e alimentando un export che ha superato i 60 miliardi. La Dop economy vale oltre 20 miliardi e un riconoscimento di tale portata può generare un effetto moltiplicatore significativo, soprattutto nei mercati più sensibili alla qualità italiana, come quello statunitense. Potrebbe inoltre contrastare l’italian sounding, frenando l’acquisto di falsi che sottraggono ogni anno miliardi alle filiere autentiche.
Il turismo, che sempre più punta sull’enogastronomia come motore attrattivo, potrebbe trarne ulteriore slancio. L’Italia è già una meta privilegiata per chi viaggia “con la forchetta”, alla ricerca non solo di monumenti, ma di esperienze culinarie autentiche. E la cucina italiana è anche un fattore di rigenerazione territoriale. Lo dimostrano casi come quello di Niko Romito a Castel di Sangro, dove un ristorante ha contribuito a trasformare un piccolo paese in un polo di eccellenza. Allo stesso modo, i mercati di Campagna Amica – definiti laboratori della buona tavola – valorizzano la rete di produttori che custodisce saperi antichi e filiere di qualità.
Per l’Unesco, «la cucina italiana è una miscela culturale e sociale», capace di trasmettere sapori e memorie attraverso le generazioni. Una definizione che riassume perfettamente il senso di questo traguardo: un patrimonio vivo, diffuso, quotidiano, che parla al mondo intero. L’Italia ottiene così non solo una medaglia, ma una carta strategica per rafforzare la propria leadership culturale ed economica a livello globale. Una conquista che profuma di futuro quanto di tradizione.