
Crosetto rilancia il progetto della leva militare volontaria
La proposta del ministro della Difesa Guido Crosetto riapre un dibattito che in Italia mancava da quasi vent’anni: una leva militare volontaria, della durata compresa tra sei e nove mesi, per rafforzare la Riserva nazionale fino a diecimila unità. L’idea, annunciata durante la visita a Parigi in occasione del quarto anniversario del Trattato del Quirinale, è destinata a dividere la politica e a riportare il tema della sicurezza al centro dell’agenda. «Voglio portare un disegno di legge in Parlamento perché venga discusso, ampliato e integrato», ha spiegato Crosetto, sottolineando che «nessuno sarà trascinato in caserma» e che il modello resterà rigorosamente su base volontaria.
La riforma nasce da un ragionamento avviato da mesi negli uffici tecnici del ministero e si inserisce nel contesto internazionale segnato dalla guerra in Ucraina, dalla crescita delle spese per la difesa e dalla necessità di rendere più flessibili gli strumenti militari europei. La Francia ha appena lanciato un servizio volontario di dieci mesi per i diciottenni, con l’obiettivo di formare 50mila giovani entro il 2035. Anche la Germania e altri Paesi hanno già aggiornato o reintrodotto sistemi di leva. In questo scenario, secondo Crosetto, l’Italia non può restare ferma: «Dobbiamo riflettere su un nuovo modello di difesa proporzionato ai tempi difficili che stiamo vivendo», ha detto al Tg1.
La proposta prevede una Riserva rafforzata, composta da ex militari ma anche da civili con competenze specifiche: medici, cardiochirurghi, tecnici e perfino veterinari. La Riserva verrebbe addestrata periodicamente e impiegata in contesti di emergenza, sia in patria sia all’estero, ma non nei teatri operativi. Il documento elaborato a maggio dalla Difesa evidenziava già la necessità di integrare la “riserva selezionata” con una nuova aliquota di personale: ora l’obiettivo è renderla strutturale. La motivazione è chiara: l’Esercito, con circa 160mila effettivi, non è più considerato sufficiente a rispondere alle esigenze del quadro internazionale, soprattutto alla luce della minaccia russa sul fronte orientale.
Il fronte politico, però, si divide. Durissimo Giuseppe Conte, che sui social parla di «ossessione per piani di guerra, leva e riarmo» e accusa il governo di aver fallito in tre anni e mezzo. Dal Partito Democratico Stefano Graziano ribadisce la linea: «Siamo per un esercito di professionisti, possiamo immaginare solo una riserva a supporto della logistica e degli uffici». Sul versante opposto, la maggioranza sostiene Crosetto, ma non senza sfumature: mentre Maurizio Gasparri apprezza la leva volontaria, Matteo Salvini vorrebbe tornare a una leva obbligatoria, ipotesi sempre respinta dal ministro.
Il Parlamento avrà ora un ruolo centrale. Le proposte già depositate, come quella di Nino Minardo per il ripristino dei Carabinieri ausiliari, verranno esaminate insieme al testo del governo. Resta aperto anche il tema dell’operazione “Strade sicure”, più volte criticata da Crosetto perché considerata un impiego improprio dei militari in compiti di ordine pubblico. Col nuovo modello, la Riserva potrebbe alleggerire le Forze Armate da alcune funzioni non operative.
La discussione è solo all’inizio, ma la direzione è tracciata: costruire uno strumento di difesa più ampio, specializzato e modulabile. Il nodo politico, però, sarà capire quanto l’opinione pubblica sia pronta a vedere tornare, seppure in forma volontaria, la figura del giovane in divisa.
M.M.