
Europa, in vigore nuove regole per tutelare cani e gatti
L’Unione Europea ha definito per la prima volta un quadro normativo unitario per la tutela degli animali da compagnia, una popolazione stimata in oltre 185 milioni di esemplari tra cani e gatti. Obiettivo: migliorare il benessere degli animali e contrastare pratiche illegali come il traffico di cuccioli e la vendita online non regolamentata. Il nuovo regolamento, approvato da governi ed eurodeputati, entrerà in vigore nel 2026 e rivoluzionerà la gestione, la tracciabilità e le responsabilità dei proprietari. Come spiegano da Bruxelles, «le nuove norme puntano a proteggere gli animali e a colmare le lacune sfruttate dai trafficanti». Una riforma attesa, sostenuta dal 74% dei cittadini europei.
Il cuore della riforma è l’obbligo del microchip per tutti i cani e i gatti dell’Ue, indipendentemente dal Paese in cui vivono. I dati confluiranno in registri nazionali consultabili online, interconnessi fra loro per permettere i controlli incrociati. L’Europa intende così eliminare le differenze normative che oggi creano zone d’ombra: in Italia, per esempio, il cane deve essere registrato all’anagrafe canina, mentre per i gatti l’obbligo vale solo in alcune regioni. Il nuovo sistema diventerà operativo in modo graduale: allevamenti, rifugi e negozi avranno quattro anni per adeguarsi, mentre i proprietari privati disporranno di tempi più lunghi, dieci anni per i cani già presenti in famiglia e quindici per i gatti. Sarà introdotto anche un database europeo dedicato ai viaggiatori con animali, con l’obiettivo di individuare movimenti sospetti e bloccare l’ingresso illegale di cucciolate provenienti da Paesi extra-Ue.
Una delle innovazioni più rilevanti riguarda il commercio digitale. Poiché il 60% degli europei acquista il proprio animale online, Bruxelles rafforzerà i controlli sulle piattaforme per smascherare annunci fraudolenti, pedigree falsi e documenti sanitari contraffatti. «L’acquisto in rete non può essere un varco per traffici illegali», sottolineano fonti comunitarie. Gli animali importati per la vendita dovranno essere inseriti nella banca dati entro cinque giorni dall’ingresso nell’Ue; quelli che viaggiano con il proprietario, invece, dovranno essere registrati preventivamente. L’obiettivo è evitare che i trafficanti continuino a presentarsi come “semplici cittadini”, sfruttando i vuoti normativi per distribuire cuccioli allevati senza criteri di benessere.
Tra il 2028 e il 2029 scatteranno ulteriori restrizioni per garantire standard etici più elevati negli allevamenti e nelle esposizioni. Saranno vietate le pratiche dolorose come amputazioni estetiche delle orecchie, della coda o degli artigli, salvo indicazione veterinaria. Non sarà più consentita la riproduzione di femmine sottoposte già a due parti cesarei, né gli accoppiamenti tra consanguinei stretti, se non per razze estremamente rare. L’Ue vieta inoltre l’allevamento di animali con caratteristiche fisiche estreme che compromettano la salute: i cani brachicefali, con muso eccessivamente schiacciato, che soffrono di problemi respiratori, non potranno più partecipare a mostre e competizioni. Vietati anche collari a strozzo e collari con punte privi di sistemi di sicurezza, insieme alla pratica di tenere cani e gatti legati per periodi prolungati senza reali necessità mediche.
Le nuove norme rappresentano un passo decisivo verso una legislazione omogenea e più ambiziosa, lasciando comunque agli Stati membri la possibilità di introdurre regole ancora più severe. Un percorso che, almeno per ora, non coinvolge gli animali da allevamento, per i quali una riforma sul benessere è ancora ferma ai blocchi di partenza.