
Inseguimento a Roma, arrestato il boss delle auto rubate
Un inseguimento a folle velocità, le sirene che risuonano lungo via della Serenissima e poi la fuga a piedi fino a Pietralata. È finita così la corsa di Paolo C., 45 anni, pregiudicato e volto noto alle forze dell’ordine, ritenuto uno dei nomi di punta del mercato delle auto riciclate nella Capitale. A tradirlo, lunedì sera, non è stata un’indagine di lungo corso, ma qualche manovra spericolata compiuta mentre guidava una Fiat 500X risultata rubata poche ore prima.
Erano da poco passate le 20 quando una volante ha notato la 500 sfrecciare a zig zag all’altezza dell’A24, tra cambi di corsia improvvisi e ripartenze con il semaforo rosso. Gli agenti hanno immediatamente azionato sirena e paletta, intimando l’alt. Ma alla vista della polizia, il 45enne ha schiacciato l’acceleratore tentando la fuga. «Faceva manovre assurde, ho rischiato di schiantarmi», ha raccontato un automobilista, ancora scosso.
L’inseguimento è continuato a tutta velocità lungo via Fiorentini, fino a via dei Monti Tiburtini, dove altre pattuglie avevano già formato una barriera. A quel punto Paolo C. ha abbandonato l’auto — una 500X bianca con tetto nero — e ha provato a scappare a piedi verso Pietralata. La fuga, però, è durata appena pochi minuti: gli agenti lo hanno bloccato e ammanettato senza che potesse opporre resistenza.
Stavolta l’arresto potrebbe avere conseguenze ben più ampie del singolo episodio. Il 45enne ha una lunga serie di precedenti per furto, ricettazione e associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di automobili. È un nome noto nel settore, uno di quelli che, secondo gli investigatori, fanno da tramite tra i ladri su strada e la rete degli autodemolitori compiacenti. Proprio per questo gli agenti hanno sequestrato il suo cellulare, considerato una potenziale miniera di contatti e chat utili a mappare una filiera di mezzi rubati.
Le prime verifiche hanno già sollevato un interrogativo significativo: perché Paolo C. stesse ancora guidando la 500X a diverse ore dal furto, avvenuto ad Aosta e denunciato al commissariato Appio da un cittadino romano. I “professionisti” del settore, di solito, percorrono pochi chilometri per evitare controlli e portare il veicolo direttamente nei punti di smontaggio. In questo caso, invece, il mezzo era ancora in circolazione, con una chiave falsa trovata all’interno dell’abitacolo.
Secondo gli inquirenti, il cellulare dell’arrestato potrebbe contenere tracce utili — numeri, indirizzi, fotografie — a ricostruire la rete di autodemolitori in cui le auto rubate vengono “ripulite”: telai ribattuti, targhe sostituite, documenti contraffatti. Un business milionario che negli ultimi anni ha trovato nelle periferie est della città — tra Tiburtino, Casilino e Colli Aniene — una delle sue basi operative.
L’arresto di lunedì, nato quasi per caso, rischia dunque di diventare un tassello cruciale per scoprire un sistema di riciclo che rifornisce da tempo il mercato nero delle auto rubate. Le indagini proseguono, con l’obiettivo di trasformare un inseguimento finito bene in una svolta investigativa.