
Omicidio di Fregene, giudizio immediato per la nuora della vittima
Giada Crescenzi comparirà davanti alla Terza Corte d’assise di Roma il prossimo 26 febbraio con l’accusa di aver ucciso Stefania Camboni, la madre del suo compagno. Un omicidio consumatosi nella villetta di Fregene nella notte tra il 15 e il 16 maggio scorso. Secondo il gip di Civitavecchia, che ha disposto il giudizio immediato, la donna avrebbe colpito la vittima mentre dormiva con «un coltello da cucina di tipo Masterchef», infliggendole trentaquattro fendenti. L’accusa ipotizza la premeditazione, la minorata difesa e l’abuso di relazioni domestiche.
La ricostruzione della Procura sembrerebbe far ricardere pesanti indizi sull’accusata: nella fascia oraria compatibile con l’omicidio, infatti, Crescenzi avrebbe effettuato ricerche su internet su «come uccidere una persona» e «come avvelenarla». Poi, dopo circa un’ora di silenzio digitale, nuove ricerche: «come togliere il sangue dal materasso». Per gli inquirenti, un filo logico che collega intenzioni, esecuzione del delitto e tentativo di cancellarne le tracce.
L’autopsia ha evidenziato lesioni profonde al torace e alla regione cervicale, oltre a ferite da arma bianca sulla testa, sul volto e sugli arti. Sul corpo della vittima sono state individuate anche quattro lesioni da difesa passiva, segno che la donna avrebbe tentato disperatamente di proteggersi. «Anemia metaemorragica acuta da multiple lesioni» è la causa della morte riportata nell’esame medico-legale.
Crescenzi, detenuta nel carcere di Civitavecchia e difesa dagli avvocati Anna Maria Anselmi e Maria Grazia Cappellini, continua a dichiararsi innocente, pur avvalendosi della facoltà di non rispondere. Ma gli elementi raccolti finora sembrerebbero aggravare la sua posizione. Oltre alle ricerche online, diverse tracce di sangue della vittima sono state trovate sulle sue ciabatte, su un pigiama e nel bagno utilizzato dalla coppia. Alcune macchie sarebbero state parzialmente eliminate, persino da un interruttore nella camera da letto.
Il figlio della vittima, Francesco Violoni, inizialmente anche lui iscritto nel registro degli indagati, aveva scoperto il corpo della madre la mattina successiva, avvolto in un lenzuolo sul pavimento della camera da letto. L’auto della donna era stata rinvenuta spostata a diversi metri dalla sua abitazione, mentre l’arma del delitto era stata lanciata in un campo poco distante.
Al momento del delitto, in casa c’era solo Crescenzi: Violoni era uscito dopo cena per andare al lavoro. Le indagini della Procura di Civitavecchia non hanno trovato elementi che colleghino l’uomo all’omicidio. «Siamo soddisfatti e rassicurati dall’esito delle indagini, che confermano il quadro ricostruito fin dall’inizio», ha dichiarato il penalista Massimiliano Gabrielli, legale della famiglia Camboni.
Con l’avvio del giudizio immediato, la vicenda entrerà ora nel vivo del processo, destinato a far emergere ulteriori dettagli su un delitto che ha sconvolto l’intera comunità di Fregene.