
Monopattino come l’auto: condanna penale per chi guida da ubriaco
Guidare un monopattino elettrico dopo aver bevuto non mette al riparo dalle sanzioni previste dal Codice della strada. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, che ha respinto il ricorso di un uomo condannato per aver causato un incidente mentre si trovava alla guida del mezzo in stato di ebbrezza. Una decisione che sgombra il campo da ogni dubbio: i monopattini sono equiparati ai velocipedi e, come tali, rientrano pienamente nella disciplina sulla sicurezza stradale.
La vicenda nasce a Vicenza, dove l’imputato era stato condannato in primo grado e poi in appello a Venezia. La difesa sosteneva che il reato di guida in stato di ebbrezza non potesse applicarsi ai monopattini elettrici, poiché non considerati veicoli in senso stretto. Una tesi respinta nettamente dagli Ermellini. Nella sentenza, la Cassazione sottolinea che il Codice della strada definisce come veicolo «tutte le macchine di qualsiasi specie, che circolano sulle strade guidate dall’uomo», includendo anche i velocipedi, categoria a cui la legge equipara espressamente i monopattini.
La Suprema Corte chiarisce così che «si estendono anche ai conducenti dei monopattini le disposizioni riguardanti la guida in stato di ebbrezza». Non solo: ribadisce che si tratta di mezzi in grado di interferire in modo significativo con la sicurezza della circolazione, e che dunque devono essere regolati con le stesse cautele previste per biciclette e altri veicoli non motorizzati.
L’unica differenza rispetto a chi guida auto o moto riguarda la sospensione della patente, che non può essere applicata a chi usa un monopattino perché non richiede alcuna abilitazione alla guida. Resta invece pienamente applicabile la condanna penale.
Il pronunciamento arriva in un momento in cui il numero dei monopattini in circolazione – soprattutto quelli in sharing – è esploso: circa 40mila mezzi lungo la penisola. E con essi è aumentato anche il numero degli incidenti: 20 vittime tra gennaio e settembre e oltre 3.000 feriti nel 2024. Un bilancio che ha spinto diverse città a intervenire. Firenze, ad esempio, dal 2026 vieterà i monopattini in sharing, ritenendo il fenomeno ormai fuori controllo. Roma, invece, punta su parcheggi autorizzati e spazi delimitati per limitare il caos dei mezzi abbandonati sui marciapiedi.
Una decisione, quella della Cassazione, che segna un precedente importante e che invita a maggiore prudenza: anche su due piccole ruote elettriche, il rispetto delle regole è un obbligo e non una scelta.