
Torre dei Conti, il Comune interviene per salvare ristoranti e hotel
Le cause esatte del crollo della Torre dei Conti, tra largo Corrado Ricci e via Cavour, restano ancora un’incognita. I magistrati e i tecnici dovranno chiarire se all’origine del cedimento ci siano stati gli scavi per il Tempio della Pace, il taglio dei pini o altri fattori ancora non individuati. Intanto però la macchina decisionale capitolina si muove su due binari paralleli: da un lato il sostegno alle attività economiche della zona rossa, dall’altro il futuro dell’antica torre del XIII secolo, ridotta ormai a uno scheletro.
Il punto più urgente riguarda i ristori. Le attività di ristorazione e ospitalità che insistono sull’area interdetta sono chiuse dall’immediato post-crollo del 3 novembre, quando perse la vita il 66enne Octay Stroici. Per questa ragione il Campidoglio ha richiesto alla Regione l’attivazione dello “schema terremoto”, per garantire la cassa integrazione straordinaria ai dipendenti delle attività costrette allo stop, insieme alla sospensione del canone di occupazione di suolo pubblico e a possibili riduzioni dei tributi locali. Durante il tavolo convocato quattro giorni fa dall’assessore alle Attività produttive Monica Lucarelli, con il presidente del I Municipio Lorenza Bonaccorsi, sindacati e rappresentanti delle categorie, è emerso un quadro critico. Molte attività sono chiuse per ordinanza del sindaco, altre stanno registrando cali di fatturato significativi a causa del blocco della zona.
«Siamo di fronte a una situazione che richiede misure emergenziali e interventi tempestivi», ha spiegato Lucarelli. «Chiederemo alla Regione l’apertura di un tavolo per attivare la cassa integrazione straordinaria e lavoreremo con le Sovrintendenze per permettere alle attività di operare in sicurezza. Valuteremo anche la sospensione o la riduzione dei tributi locali, perché serve un sollievo immediato per chi rischia di perdere tutto». Sulla stessa linea la presidente Bonaccorsi, che ha sottolineato come «la zona rossa stia pesando su residenti e commercianti», annunciando la sospensione del canone di occupazione di suolo pubblico.
Sul fronte tecnico, invece, il nodo è ben più complesso: tentare il recupero della Torre oppure procedere con una demolizione controllata. Una scelta che dipenderà dall’esito delle verifiche strutturali e dalle perizie in corso. Umberto Croppi, già assessore alla Cultura e presidente dell’Accademia di Belle Arti di Roma, non nasconde il rischio: «Sulla Torre si vedono evidenti segni di ulteriori lesioni. Una struttura di quel tipo tiene finché c’è coesione tra i suoi elementi. Se si interviene subito e si mette in sicurezza, bene. Altrimenti l’alternativa è una demolizione programmata». Una prospettiva che nessuno vorrebbe prendere in considerazione, ma che rimane concreta se i danni risultassero irreversibili.
La difficoltà maggiore è la tempistica. Le verifiche giudiziarie e tecniche richiedono i loro tempi, mentre la necessità di mettere in sicurezza la zona e restituire normalità alla viabilità e alle attività commerciali è immediata. Una corsa contro il tempo che Roma conosce bene, soprattutto quando in gioco ci sono i suoi fragili tesori millenari.