
Nassiriya, Mattarella, Meloni e Crosetto omaggiano i 19 militari e civili uccisi nel 2003
Roma si è fermata ancora una volta per ricordare i caduti di Nassiriya, ventidue anni dopo il più grave attentato subito dall’Italia dalla Seconda guerra mondiale. Erano padri, fratelli, mariti. Servitori dello Stato che il 12 novembre 2003 persero la vita nella base Maestrale, ridotta a uno scheletro di cemento dall’esplosione di un camion bomba. Diciannove gli italiani uccisi — carabinieri, soldati e civili — insieme a nove cittadini iracheni, per un totale di 28 vittime. Una ferita che il Paese continua a portare dentro di sé e che, nella Giornata del Ricordo dei Caduti nelle missioni di pace, unisce idealmente la Penisola da nord a sud.
Alla cerimonia nella basilica di Santa Maria in Aracoeli, alla presenza del ministro della Difesa Guido Crosetto, sono arrivate le parole delle più alte cariche dello Stato. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato la gratitudine del Paese verso chi ha sacrificato la vita in missioni internazionali: «Ha sacrificato la vita al servizio dell’Italia e della comunità internazionale testimoniando con coraggio e dedizione il valore della solidarietà e dell’impegno per la pace tra i popoli», ha scritto il capo dello Stato. Il suo messaggio ha tracciato un ponte tra le tragedie di ieri e le violenze di oggi: dal Sahel al Medio Oriente fino alla guerra in Ucraina, ha ricordato Mattarella, «continuano a cadere vittime civili innocenti», in un mondo segnato da instabilità e rischi crescenti per la sicurezza globale.
Commosso l’intervento del ministro della Difesa, che ha ricordato la centralità del sacrificio dei caduti: «Perché li ricordiamo? Perché non esiste uno Stato forte se non c’è nessuno disposto a servirlo», ha detto Crosetto, sottolineando il dovere della memoria. Ha poi annunciato una nuova disposizione: d’ora in avanti, ogni 4 e 12 novembre, in tutte le caserme delle Forze Armate verranno ricordati nominalmente i caduti, con un «presente» finale pronunciato per onorare il loro sacrificio. Un gesto simbolico che vuole riaffermare, ha spiegato il ministro, che «tutti i servitori dello Stato meritano il rispetto dello Stato» e che la memoria di chi è morto in servizio non deve svanire.
Anche la premier Giorgia Meloni ha voluto ricordare su X l’attentato del 2003. «Voglio ringraziare tutti coloro che operano nelle missioni internazionali di pace, mettendo a rischio la propria incolumità a difesa dei nostri valori», ha scritto la presidente del Consiglio, aggiungendo che i caduti di Nassiriya hanno incarnato «valori di pace, onore e servizio». Parole di cordoglio anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha reso omaggio a «donne e uomini impegnati a garantire la pace e la nostra sicurezza», assicurando che «il loro sacrificio non sarà mai dimenticato».
Ventidue anni dopo, Nassiriya continua a rappresentare una pagina dolorosa ma identitaria della storia recente italiana. Un ricordo che ogni anno torna a farsi sentire con la stessa forza, per non lasciare che il silenzio prenda il posto della memoria.