
Nuova Euro-tassa sull’energia, l’Italia dice no
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti alza i toni alla vigilia dell’Ecofin. Sulla direttiva europea per la tassazione dei prodotti energetici, nota come Dte, l’Italia è pronta a dare battaglia, fino a porre il veto. «Firmare questa direttiva equivarrebbe per l’Italia a un suicidio assistito», avrebbe confidato il ministro ai suoi collaboratori. La proposta, elaborata dalla Commissione europea nel 2021, punta ad aggiornare la tassazione su gas, petrolio e carbone in base al principio “chi inquina paga”. Ma secondo Giorgetti, quel testo “nato in un’altra epoca” rischia di distruggere l’industria italiana.
La direttiva era stata scritta prima dell’invasione russa dell’Ucraina e della crisi energetica che ha colpito l’Europa. Da allora, lo scenario è completamente cambiato. Oggi il gas naturale resta la principale fonte energetica del Paese e i prezzi, sebbene più stabili rispetto ai picchi del 2022, sono ancora più del doppio rispetto ai livelli pre-guerra. Per il governo, aumentare le accise sul gas in questo contesto significherebbe colpire famiglie e imprese, soprattutto quelle energivore, già messe alla prova dall’aumento dei costi.
Durante il suo intervento alla Camera, Giorgetti ha sottolineato che l’impostazione del provvedimento «ucciderebbe radicalmente l’industria italiana». Il ministro ha ricordato come, a differenza dei Paesi del Nord Europa, in Italia gran parte delle abitazioni è riscaldata a gas, e una nuova tassazione si tradurrebbe inevitabilmente in bollette più care. Non a caso, a Bruxelles la discussione appare sempre più complessa: secondo fonti europee, «la riforma della direttiva è lontana da un’intesa e la strada resta in salita».
Il provvedimento, su cui la presidenza danese punta a chiudere entro fine anno, mira a riequilibrare le accise energetiche con gli obiettivi del Green Deal europeo. Ma l’opposizione italiana trova sponde anche nel mondo industriale. Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha avvertito che «il vero pericolo per l’industria europea arriva dalla Cina, che continua a puntare su gas e fonti fossili per mantenere la competitività».
Secondo Orsini, l’Europa rischia di diventare “il principale mercato di sbocco per i prodotti cinesi”, mentre le sue imprese soffocano sotto nuove regole e costi più alti. «Le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti sono calate del 14%, ma verso l’Europa sono cresciute del 9%», ha evidenziato il presidente di Confindustria, spiegando come l’aumento della tassazione sull’energia rischierebbe di accelerare la deindustrializzazione europea.
Alla riunione dell’Ecofin di giovedì, la partita sarà dunque cruciale. Trattandosi di una materia fiscale, la direttiva dovrà essere approvata all’unanimità dai Paesi membri. Un dettaglio che lascia ancora spazio alla trattativa e, per l’Italia, alla possibilità di fermare quella che Giorgetti definisce “una nuova euro-stangata ai danni della nostra economia”.