
Generazione Z e cultura dell’eccesso: musica, social e sballo normalizzato
Non basta più essere originali: nella cultura dei giovani italiani la misura è diventata l’eccesso. Tra social network, musica trap e modelli mediatici che celebrano la trasgressione, la Generazione Z vive in un mondo in cui esagerare è l’unico modo per esistere. Lo rivela il nuovo rapporto “La normalità dell’eccesso: come i media orientano la cultura giovanile”, commissionato dal Dipartimento per l’informazione e presentato dal sottosegretario all’editoria Alberto Barachini durante la VII Conferenza Nazionale sulle Dipendenze, tenutasi a Roma all’Auditorium della Tecnica.
Secondo lo studio, due giovani su tre considerano lo “sballo” da alcol o droghe un comportamento normale, mentre sei su dieci lo associano alla socialità e al divertimento di gruppo. “È un fenomeno preoccupante che va contrastato costruendo una nuova consapevolezza individuale e pubblica”, ha spiegato Barachini. “Dobbiamo parlare ai ragazzi nei luoghi dove si informano, creando un linguaggio capace di restituire senso e responsabilità”.
I dati del rapporto mostrano una realtà difficile da ignorare: nove giovani su dieci bevono regolarmente alcolici, e la metà dei 25-34enni ritiene “normale” ubriacarsi nel proprio ambiente. L’eccesso non è più percepito come devianza ma come linguaggio comune, un codice di appartenenza che rafforza l’identità di gruppo.
Un ruolo determinante in questa deriva culturale lo gioca la musica, in particolare quella trap e rap. Il 73% dei giovani tra i 16 e i 24 anni ritiene che molti artisti promuovano stili di vita pericolosi, e uno su tre ammette di sentirsi influenzato da testi che esaltano droga, alcol e violenza. I videoclip e le stories di TikTok amplificano il messaggio: chi resta sobrio o fuori dalle mode è tagliato fuori. Il 46% dei ragazzi partecipa a feste solo per paura di essere escluso, mentre sei su dieci confessano di spingersi oltre i propri limiti “per non essere giudicati”.
Anche i social media contribuiscono a rendere lo sballo una consuetudine: il 67% dei giovani pensa che le sostanze vengano usate “più per divertirsi che per sfuggire ai problemi”, e due su tre credono che le droghe leggere siano ormai socialmente accettate. L’immaginario collettivo è dominato da trapper e influencer, che per il 60% dei ragazzi hanno un’influenza maggiore rispetto ad attori, sportivi o modelli tradizionali.
Nonostante il 58% dei giovani continui a informarsi tramite la televisione, sono i social network a dettare linguaggi e valori. Lì, la trasgressione si misura in visualizzazioni e like, e la ricerca di approvazione diventa una nuova forma di conformismo digitale. Barachini invita a intervenire sui linguaggi, “accompagnando azioni concrete con una comunicazione istituzionale capace di parlare davvero ai giovani”.
Lo studio, in definitiva, fotografa una generazione che confonde autenticità ed eccesso, libertà e dipendenza da modelli imposti. In un mondo dove l’apparenza è misura del valore, la vera sfida sembra essere quella di tornare a scegliere la semplicità.