
Tor Bella Monaca, uomo sequestrato per 48 ore: condannati due aguzzini
Un incontro a pagamento finito in tragedia. È la storia di un uomo sequestrato, picchiato e torturato per quasi 48 ore in un appartamento di via Giorgio Ghisi, nel quartiere Tor Bella Monaca di Roma. La vittima era stata attirata in casa da una donna transgender per un appuntamento sessuale, ma quella che doveva essere una breve relazione occasionale si è trasformata in un sequestro brutale. Ieri, la Corte d’assise di Roma ha condannato due dei responsabili, Loris Proietti, 42 anni, e Andrea D’Amico, 35 anni, a 17 anni di reclusione per sequestro di persona a scopo di estorsione, lesioni aggravate e rapina. Con loro, era coinvolto anche un terzo complice, Andrea Paoletti, 23 anni, già condannato in rito abbreviato a 8 anni.
Secondo la ricostruzione della Procura, la vittima aveva consumato cocaina-crack e un rapporto sessuale con Proietti, che poi gli aveva chiesto ulteriore denaro: 100 euro per altra droga e 250 euro per compensare i clienti persi. Al rifiuto dell’uomo, incapace di pagare, i tre si sono accaniti su di lui con inaudita violenza. Lo hanno colpito con calci, pugni, stracci bagnati e un mattarello, causandogli ecchimosi, costole rotte e ferite guaribili in venti giorni. Tra minacce e urla, i sequestratori lo hanno costretto a telefonare alla madre per chiedere un riscatto di 1.500 euro, con la promessa che sarebbe stato liberato solo dopo il pagamento.
Le ore successive sono state un calvario. La vittima è stata spogliata, legata con nastro adesivo, bendata e costretta a restare seduta su una sedia, il volto rivolto verso la finestra, senza cibo né acqua. Le minacce continuavano: “Non lo lascio andare finché non mi date i soldi”. Soltanto la mattina del 2 agosto 2023, dopo quasi due giorni di prigionia, l’uomo è riuscito a liberarsi approfittando dell’assenza dei suoi carcerieri. È riuscito a chiedere aiuto da un balcone a una vicina di casa, che ha subito chiamato la polizia. Gli agenti, intervenuti poco dopo, hanno posto fine alla sua odissea e arrestato i responsabili.
Durante il processo, il pubblico ministero Claudio Villani aveva inizialmente chiesto 27 anni di carcere per i due imputati, ridotti poi a 20 dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimo il divieto di prevalenza delle attenuanti generiche sulla recidiva reiterata. La Corte d’assise ha infine condannato Proietti e D’Amico a 17 anni di reclusione. Proietti, in particolare, è risultato recidivo per numerosi reati commessi dal 2012 al 2023, tra cui rapine, lesioni personali, furti e ricettazione.
La vicenda, conclusasi con una condanna esemplare, ha riportato l’attenzione su una delle aree più difficili della periferia romana, dove episodi di violenza e degrado continuano a emergere, spesso legati alla droga e all’emarginazione sociale.