
Roma, stop ai dehors selvaggi: oltre 300 pedane rimosse dal 2021
A Roma si moltiplicano le rimozioni dei dehors: pedane e strutture nate per ampliare i locali pubblici, ma diventate negli ultimi anni simbolo di morosità, abbandono e occupazione irregolare di suolo pubblico. Dal 2021, secondo i dati del Primo Municipio, sono oltre 300 le pedane rimosse, di cui una cinquantina direttamente a cura dell’amministrazione. Le cause principali? In primis l’impossibilità da parte di molti esercenti di sostenere i costi del canone comunale Osp, introdotto con il nuovo Regolamento capitolino sull’occupazione di suolo pubblico.
«Siamo scrupolosi, vogliamo essere capillari: abbiamo voluto un ufficio “Trevi” per il centro storico e uno “Prati”, dedicato esclusivamente a questo quartiere», spiega Jacopo Scatà, assessore al commercio del Primo Municipio. «Riceviamo segnalazioni dai cittadini, dalla polizia locale e dall’ufficio decoro. Molte pedane vengono rimosse per morosità, ma tante altre perché abbandonate: l’attività chiude e lascia la struttura montata in strada».
Negli ultimi giorni sono state smontate pedane in viale Giulio Cesare, via Settembrini e via Faa di Bruno, per motivi che spaziano dalla morosità alla chiusura definitiva dei locali. Un’operazione che spesso comporta spese significative per il Comune: dai 2.000 ai 3.000 euro per lo smontaggio di una pedana, fino a 10.000 euro per un chiosco completo, costi che vengono successivamente addebitati ai titolari.
La vicenda di viale Giulio Cesare è emblematica: la pedana era stata dichiarata decaduta due anni fa perché invadeva la carreggiata. Dopo una lunga trafila giudiziaria, con sentenze negative sia del Tar che del Consiglio di Stato, è stata infine rimossa. E altre operazioni analoghe sono già programmate, come quella in via Aureliana, prevista tra due settimane.
«Il fenomeno delle morosità è recente – precisa Scatà – in passato le rimozioni riguardavano soprattutto la sicurezza stradale: locali che invadevano corsie di marcia, parcheggi per disabili o attraversamenti pedonali». Tra le strutture abusive segnalate figurano quelle in via Monte Santo, via Principe Amedeo, via Rosmini e piazzale del Grillo.
A confermare la linea dura è anche l’assessore capitolino al Commercio Andrea Alemanni, che commenta: «Stiamo facendo valere i fatti, a tutela dei cittadini e dei commercianti che rispettano le regole. Lo spazio urbano deve essere fruibile per tutti: chi lo utilizza per fare impresa deve attenersi a norme precise».
Il Campidoglio, intanto, sta procedendo con una revisione complessiva delle concessioni, sia quelle ordinarie che quelle straordinarie concesse durante il periodo Covid, ancora in vigore. Per permettere agli esercenti di adeguarsi al nuovo regolamento, è stato deciso un differimento della scadenza al 31 marzo 2026 per la presentazione delle nuove domande.
Le pedane, nate come segno di rinascita per il commercio romano dopo la pandemia, rischiano così di trasformarsi in simboli di un eccesso di ambizione e di calcoli sbagliati, lasciando sulle strade della Capitale strutture vuote e costose da rimuovere.