
Roma, proseguono le occupazioni delle scuole, ma gli studenti sono divisi

L’ondata di occupazioni scolastiche a Roma non accenna a fermarsi. Dopo le manifestazioni per la Palestina e la missione della Global Sumud Flotilla, nuovi licei sono stati coinvolti in queste azioni di protesta, tra cui il liceo classico Ennio Quirino Visconti e la succursale del liceo Newton. In totale, le scuole occupate sono 12, e i giovani protagonisti delle mobilitazioni sembrano determinati a non fermarsi, nonostante le difficoltà e i tentativi di dialogo da parte delle dirigenze scolastiche.
Le scuole coinvolte continuano a essere licei romani, come l’artistico Enzo Rossi, occupato dal 7 ottobre, il Plauto, il Machiavelli e l’Augusto. Al centro della protesta, come dichiarato nei comunicati, ci sono le motivazioni legate al conflitto israelo-palestinese e alla posizione del governo italiano sulla questione. Nonostante gli inviti al dialogo, come quelli delle dirigenze che hanno cercato di offrire spazi di confronto e assemblee, gli studenti non sembrano voler scendere a compromessi, con azioni che spesso non prevedono una rivendicazione formale.
A scatenarsi, oltre alle occupazioni, è una crescente divisione tra genitori e studenti. Mentre alcuni genitori supportano le motivazioni della protesta, temono però per la sicurezza e la manutenzione delle strutture scolastiche, soprattutto in edifici storici come il Visconti, considerato di pregio dal punto di vista architettonico. «Abbiamo paura che durante l’occupazione possano esserci danni alla struttura», afferma un padre, preoccupato per gli “esterni” che potrebbero entrare nelle scuole durante l’occupazione.
Le dirigenze scolastiche hanno reagito con diverse strategie: nel caso del Visconti, la dirigente Rita Pappalardo ha informato i genitori che «a partire dal 13 ottobre non sono garantite le normali attività didattiche» e che la scuola non può garantire misure di sicurezza. Al Newton, la preside Cinzia Giacomobono ha tentato di gestire la situazione autorizzando un’assemblea straordinaria in risposta alla mobilitazione, ma senza riuscire a fermare l’occupazione. La preside ha ribadito che «l’occupazione è un reato» e ha esortato le famiglie a intervenire.
Non tutti gli studenti sono favorevoli all’occupazione: alcuni del liceo Augusto hanno lanciato una petizione online dal titolo “La scuola si vive, non si occupa”, raccogliendo oltre 250 firme. La petizione critica l’occupazione definendola «ingiusta, dannosa e poco democratica» perché non frutto di un vero confronto tra gli studenti. La divisione è anche palpabile in altre scuole: uno studente del Morgagni che si era opposto all’occupazione ha denunciato che le ruote della sua bici sono state forate, un atto condannato dal collettivo studentesco.
Le scuole di Roma sono diventate il campo di battaglia di una protesta che intreccia tematiche politiche e sociali internazionali, frutto però spesso non di una scelta condivisa dalla maggioranza degli studenti, ma dell’imposizione di una minoranza. E comincia a montare il malumore di chi vorrebbe riprendere le lezioni, conscio del rischio crescente di perdere l’anno. Nonostante i tentativi di mediazione, la situazione rimane tesa e difficile da gestire, con la comunità scolastica divisa tra chi sostiene il diritto alla protesta e chi chiede il rispetto delle regole e della sicurezza.