
Pista ciclabile di via Guido Reni, i residenti: “Si perdono 200 parcheggi”

Cresce la tensione a Roma intorno alla pista ciclabile di via Guido Reni, al centro di una dura protesta da parte del comitato Sos Guido Reni, che contesta la perdita di parcheggi e la gestione del progetto da parte del Campidoglio. Il gruppo di residenti ha inviato una richiesta formale per essere ascoltato in Commissione Mobilità, con l’obiettivo di sospendere i lavori “prima che le ruspe completino l’opera”.
In una nota, il portavoce Loris Brocchini ha ribadito l’urgenza del confronto con le istituzioni: «È necessario procedere urgentemente all’audizione del Comitato prima che le ruspe completino l’opera. Una nostra rappresentanza, a partire dal sottoscritto, è pronta fin d’ora a essere ricevuta». Brocchini contesta i numeri forniti dall’assessorato alla Mobilità, secondo cui la perdita di parcheggi sarebbe minima: «Le modifiche prevedrebbero la perdita di un numero risibile di stalli, dai 10 ai 20, con nuovi posti su via Vespignani, Pannini, Stern, Pier della Francesca, Donatello e Sacconi. Ma basta guardare lo street view per capire che non c’è spazio: sono strade già sature di doppie file e aree di sosta vietate vicino alle caserme. Di fatto – aggiunge – verranno sacrificati 196 posti auto come inizialmente previsto».
La contestazione dei cittadini si concentra soprattutto sul tema dei parcheggi e sulla viabilità dell’area, che ospita diverse caserme militari e dove già oggi la sosta è difficile. Il comitato denuncia che il progetto della ciclabile, nato senza un vero coinvolgimento del territorio, rischia di penalizzare pesantemente i residenti. «Non si tratta di essere contro le biciclette – spiegano dal comitato – ma contro interventi improvvisati che non migliorano la mobilità e complicano la vita a chi vive qui».
La manifestazione pro ciclabile, organizzata nei giorni scorsi, ha raccolto circa sessanta persone, un numero nettamente inferiore ai centinaia di residenti contrari all’opera. «È l’ennesima prova – afferma Brocchini – di una visione che cala dall’alto piste per bici in nome di una mobilità ideologica, criminalizzando l’uso dell’auto privata». Che poi, quale sia il senso di radunare qualche decina di “talebani” della bici per sostenere una ciclabile è da capire. Non saranno poi certo loro a pagare il prezzo della perdita di parcheggi, che graverà su chi in via Reni ci vive e lavora.
La pista di via Guido Reni si inserisce in una lunga serie di progetti ciclabili che hanno diviso la città. Come accaduto in passato per gli interventi su Pineta Sacchetti, Gregorio VII, Prenestina e Tuscolana, anche in questo caso il dibattito si accende sul fronte della progettazione e della sicurezza. Molte associazioni di ciclisti, paradossalmente, hanno espresso riserve simili, denunciando la scarsa qualità delle opere e la mancanza di continuità nei percorsi. Diversa, invece, la situazione dove i progetti sono stati realizzati con criteri più attenti, come nel caso della ciclabile di Porta Pia, che ha ottenuto largo consenso.
Il confronto su via Guido Reni, dunque, non è solo una disputa locale, ma un nuovo capitolo del dibattito romano tra mobilità sostenibile e necessità quotidiane dei cittadini. Ma la mobilità sostenibile è una sola: quella che consente a chi vive in città di potersi muovere e raggiungere nel più breve tempo possibile il luogo di lavoro e fare ritorno a casa senza essere costretto a un’odissea quotidiana per trovare parcheggio. Tutti i lavori che rallentano il traffico e limitano la possibilità di spostamento delle persone sono insostenibili, ciclabili o meno.