
Mattarella: “Il 7 ottobre, una ferita per l’umanità”. Meloni parla di clima d’odio

«Una pagina turpe della storia», che rimarrà per sempre impressa nella memoria collettiva. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato ieri il 7 ottobre 2023, giorno del massacro compiuto da Hamas contro Israele, in cui morirono 1.200 persone e 250 furono rapite. A due anni da quel giorno, 48 ostaggi restano ancora prigionieri, di cui circa venti presumibilmente vivi. Mattarella ha rievocato le immagini del raduno musicale di Supernova, teatro della strage dei giovani israeliani, e i volti di donne, anziani e bambini uccisi nelle proprie case. «L’uccisione e le violenze contro centinaia di ragazze e ragazzi che ascoltavano musica, e contro persone inermi nelle loro abitazioni, richiamano al dovere di una condanna perenne», ha affermato il Capo dello Stato, ammonendo contro «un cinico modo di pensare che rimuova l’infamia di quella giornata».
Il presidente non ha tuttavia risparmiato critiche a Israele, sottolineando che «la violenza crudele e inaccettabile delle armi israeliane fa pagare alla popolazione di Gaza un intollerabile prezzo di morte, fame e disperazione». Ma ha precisato che l’orrore della guerra non può offuscare «l’efferrata violenza consumata da Hamas». Il monito più forte, però, è arrivato contro l’antisemitismo, che Mattarella ha definito «un virus che riaffiora con imbecillità e diffonde odio». Il Capo dello Stato ha invitato a non confondere la condanna della guerra con la giustificazione dell’odio contro gli ebrei: «Quanto avviene a Gaza e i sentimenti che suscita non possono confluire nell’ignobile antisemitismo che ha già conosciuto punte di mostruosa atrocità».
Nel corso della giornata, anche la premier Giorgia Meloni ha affrontato il tema del clima politico e sociale nel Paese, parlando di un’Italia attraversata da nuove tensioni. Ospite di Bruno Vespa, la presidente del Consiglio ha denunciato un “clima imbarbarito”, attribuendo alla sinistra la responsabilità di alimentare l’odio: «Ho perso il conto delle minacce di morte ricevute, non faccio più in tempo a segnalarle», ha detto. Meloni ha poi avvertito: «Si sta sottovalutando il rischio che le cose possano sfuggire di mano».
La premier ha respinto la tesi degli “infiltrati” per giustificare le violenze di piazza degli ultimi giorni, soprattutto a Roma: «Uno degli striscioni di testa del corteo inneggiava al 7 ottobre. Quando si consente a chi celebra un atto terroristico di guidare un corteo, la tesi degli infiltrati è riduttiva». Meloni ha poi criticato l’ultima spedizione della Flotilla verso Gaza: «Portavano 40 tonnellate di aiuti, un quantitativo che l’Italia consegna con gli aerei in una mattinata. Non serve mettersi in pericolo né creare problemi alla propria nazione».
Nel suo intervento, la premier ha anche denunciato le risibili accuse mosse contro di lei e alcuni ministri alla Corte penale internazionale per “concorso in genocidio”, definendole «un caso unico al mondo». E non sono mancati affondi contro la sinistra: «Quando non ha argomenti, delegittima l’avversario. Lo vediamo con chi chiede di escludere certe voci dal dibattito pubblico».
Infine, Meloni ha lanciato un appello alla responsabilità politica: «Temo che il clima possa peggiorare se non si abbassano i toni. Io so stare nel conflitto della politica, ma chi fomenta la piazza non sa dove può arrivare la violenza». Parole che riflettono un Paese spaccato, nel giorno in cui il ricordo del 7 ottobre torna a riaccendere le tensioni e le divisioni.