
Irpef, l’80% del gettito sulle spalle del ceto medio: serve una riforma

Il sistema fiscale italiano continua a poggiare in larga parte sul ceto medio. Secondo un’analisi condotta da Cida e dal centro studi Itinerari Previdenziali, l’80% del gettito Irpef è garantito da appena 11,6 milioni di contribuenti su un totale di 42,6 milioni. In altre parole, uno su quattro finanzia la maggior parte della spesa pubblica, dai servizi sanitari all’istruzione, fino al welfare.
Il presidente di Cida, Stefano Cuzzilla, ha usato una metafora calcistica per fotografare la situazione: «È come in una squadra di calcio: se solo tre giocatori corrono e gli altri guardano, non si vince nessuna partita». La fotografia emerge dalle dichiarazioni dei redditi 2024, che hanno generato circa 207 miliardi di euro di Irpef. A versare almeno un euro d’imposta sono stati 33,5 milioni di italiani, poco più della metà della popolazione residente.
Dall’analisi emerge che il 43,15% degli italiani non ha redditi dichiarati, vivendo quindi a carico di familiari o dello Stato. In più di un milione hanno denunciato reddito nullo o negativo. Per Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali, questo dato potrebbe essere «gonfiato dall’evasione e dall’economia sommersa».
Il carico fiscale ricade soprattutto su chi supera la soglia dei 29-35mila euro annui, con il loro peso passato dal 75,5% al 76,8%. I lavoratori dipendenti (53,3% dei contribuenti) hanno versato oltre 101 miliardi, ma con forti squilibri interni: un terzo guadagna meno di 15mila euro e contribuisce appena per il 3,2% dell’Irpef, mentre il 15,37% dei dipendenti sopra i 35mila euro sostiene oltre il 62% del gettito. Anche tra gli autonomi si registra lo stesso divario: il 37% con redditi oltre i 35mila euro paga quasi il 90% del totale.
Il quadro ha riacceso il dibattito politico. Per il ministro degli Esteri Antonio Tajani, «l’80% del gettito dell’Irpef grava sul ceto medio, un dato che ci deve far riflettere: è un chiaro disequilibrio». Il leader di Forza Italia intende proporre agli alleati di ridurre le tasse per i lavoratori con stipendi più bassi e tagliare l’Irpef sul ceto medio.
Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha confermato l’intenzione di abbassare l’aliquota dal 35% al 33%, compatibilmente con le risorse disponibili: «Questo aiuterà in modo più significativo le fasce più deboli».
Sul fronte della rottamazione delle cartelle esattoriali, il governo punta a un compromesso: non le 120 rate proposte inizialmente dalla Lega, ma una dilazione in 96 rate su otto anni, senza anticipo. Per i contribuenti decaduti dalle precedenti iniziative di pace fiscale, l’adesione sarà consentita solo a chi aveva già presentato ricorso alla “quater”.