
Flotilla, scontro politico in Italia dopo l’appello del presidente Mattarella

La vicenda della Flotilla per Gaza scuote la politica italiana. L’appello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, volto a evitare nuovi rischi per l’incolumità dei partecipanti e a garantire che gli aiuti umanitari raccolti giungano in sicurezza alla popolazione palestinese tramite il Patriarcato Latino di Gerusalemme, ha ricevuto un netto rifiuto dagli organizzatori. La portavoce italiana ha ribadito la volontà di non modificare la rotta, sostenendo che “significherebbe ammettere l’impunità di un governo che agisce illegalmente”.
Il Capo dello Stato ha richiamato il valore della vita umana e la necessità di proteggere i partecipanti. “Il valore della vita umana, che sembra aver perso ogni significato a Gaza, richiede di evitare di porre a rischio l’incolumità di ogni persona”, ha scritto Mattarella, invitando gli attivisti a considerare l’offerta del Patriarcato. La risposta della Flotilla, però, è stata negativa: “Non possiamo accettare questa proposta perché arriva per evitare che le nostre barche navighino in acque internazionali con il rischio di essere attaccati”, ha dichiarato la portavoce italiana Maria Elena Delia, rientrata in Italia per avviare un dialogo diretto con le istituzioni.
La presa di posizione della Flotilla ha suscitato immediate reazioni. Il vicepremier Antonio Tajani ha definito l’appello di Mattarella di “valore simbolico altissimo”, invitando gli attivisti a riflettere: “Il no può diventare un sì, perché c’è da proteggere tante vite umane e impedire che la situazione precipiti”. Più duro il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha avvertito del rischio di tensioni nelle piazze italiane: “C’è l’intenzione da parte di alcuni di trasformare questa vicenda in qualcosa che potrà riflettersi nelle nostre piazze. Per questo stiamo predisponendo misure di sicurezza”.
A replicare a Piantedosi è stato il segretario della Cgil Maurizio Landini, che ha rivendicato il diritto alla mobilitazione: “Io vado in piazza a mani libere, senza violenza. Se la Flotilla verrà sequestrata o ci saranno arresti, siamo pronti a proclamare lo sciopero generale. Non è solo solidarietà verso il popolo palestinese, ma un atto di umanità contro la barbarie”. Landini ha inoltre accusato il ministro dell’Interno di voler scaricare responsabilità sulle piazze, ribadendo che lo sciopero è uno strumento democratico.
La vicenda della Flotilla, tra appelli istituzionali, resistenze degli attivisti e tensioni politiche interne, si inserisce così in un contesto internazionale già incandescente. Nelle prossime settimane, l’arrivo delle navi nella “zona critica” sarà un banco di prova non solo per la missione umanitaria, ma anche per la tenuta sociale e politica in Italia.