
Su Green e migranti la Commissione UE pensa a un cambio di rotta

Durante un incontro a Turnberry, in Scozia, Donald Trump non ha risparmiato critiche a Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea. «Fermate le pale eoliche, distruggono panorami e uccidono uccelli e balene», avrebbe dichiarato l’ex presidente americano, puntando il dito contro il cuore del Green Deal europeo. Ma non si è fermato qui: «Datevi una regolata sull’immigrazione, o non avrete più l’Europa», ha aggiunto, in un monito che riecheggia i capisaldi della sua dottrina “Maga”. Un messaggio che mette in luce le tensioni tra Bruxelles e Washington, in un momento in cui le due sponde dell’Atlantico cercano un fragile equilibrio sui dazi e sulla cooperazione economica.
Per von der Leyen il Green Deal resta un dossier simbolico, ma le pressioni interne ed esterne costringono la Commissione a rallentare. L’ultima decisione riguarda il rinvio di un anno della normativa sulla deforestazione e lo slittamento dell’approvazione del target climatico al 2040 (-90% di emissioni di CO2). A complicare il quadro ci sono le difficoltà del settore automobilistico: le immatricolazioni di vetture elettriche non decollano e il traguardo delle auto a emissioni zero dal 2035 appare sempre più incerto. Bruxelles punta a una utilitaria elettrica europea, ma non esclude aperture alle ibride, in nome della neutralità tecnologica. Un equilibrio complesso, reso più fragile dal peso crescente di governi di centrodestra e liberali nel Consiglio europeo, decisi a ridimensionare l’ambizione verde.
Sul fronte dei migranti, i dati mostrano un calo del 23% degli arrivi nel primo semestre 2025 rispetto all’anno precedente. Nonostante ciò, von der Leyen insiste su una linea severa: «Siamo noi, e non i trafficanti, a decidere chi viene». La Commissione lavora su rimpatri e hotspot extra-Ue, con il sostegno di una larga maggioranza di governi, inclusa la Danimarca socialista, schierata al fianco dell’Italia nel cercare soluzioni innovative. Tuttavia, il nuovo Patto sulla migrazione entrerà in vigore solo nel 2026, e la sfida resta anticiparne l’applicazione per dare risposte rapide a un tema che continua a dividere opinione pubblica e politica.
Il percorso della presidente tedesca è un continuo esercizio di equilibrismo: da un lato, difendere le conquiste del Green Deal; dall’altro, ascoltare le richieste di maggiore competitività industriale, come quelle avanzate dal report di Mario Draghi. Parallelamente, deve mantenere compatto un Parlamento europeo in cui i socialisti, pur indispensabili, non hanno la maggioranza assoluta. Due colpi al cerchio e uno alla botte, tra rinvii climatici e stretta sui migranti: così von der Leyen cerca di resistere alle pressioni esterne di Trump e a quelle interne di un’Europa sempre più spinta a destra.