
Roma, sgominata banda di sfruttatori: sesso, cocaina rosa e violenze

Un’organizzazione transnazionale che univa sfruttamento della prostituzione e traffico di droga è stata smantellata a Roma dai carabinieri del Comando Centro. Al vertice della rete criminale, ribattezzata dagli investigatori come quella delle “chicas”, c’era John Hernando Sierra Diaz, detto Don Carlos, 40enne colombiano residente in Italia dal 2018. Insieme a lui sono finiti in carcere altri dieci connazionali, accusati a vario titolo di associazione per delinquere, induzione e sfruttamento della prostituzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Il quartier generale del gruppo era un appartamento dell’Inps occupato abusivamente in via Pisino, alla Serenissima. Da lì partivano ordini e disposizioni: i “driver” prelevavano le ragazze e le accompagnavano a domicilio presso clienti facoltosi delle zone di via Veneto, Salario, Ponte Milvio, Trastevere e San Paolo. Ogni dettaglio era gestito dalla “Central”, attiva 24 ore su 24, che organizzava appuntamenti e consegne parallele di droga: cocaina rosa, marijuana e mdma.
Le donne, arrivate con visti turistici di 90 giorni, erano reclutate in Colombia attraverso veri e propri “cataloghi di bellezza”. «Le racchie non me le mandare più», intimava Don Carlos ai suoi referenti sudamericani, a conferma di un sistema che riduceva le giovani a meri oggetti di profitto.
Le intercettazioni hanno svelato il clima di sopraffazione. Una delle ragazze, rimasta senza cibo, chiese via radio il permesso di fermarsi a un fast food. La priorità era solo il denaro: «Siamo noi a fare che il cliente compri più droga», confessava un’altra giovane, spiegando come le escort fossero usate anche per coprire i traffici di stupefacenti. Le minacce erano costanti: «Se Nicolle tornerà in Colombia saranno entrambi ammazzati», si ascolta in un’audio agli atti dell’inchiesta.
Secondo gli inquirenti, la banda poteva contare su legami diretti con frange violente dei narcos colombiani, già responsabili in passato di omicidi. Al fianco di Don Carlos operavano anche la moglie – arrestata a Torre del Greco – e la cognata, vere e proprie “maîtresse” del gruppo.
Nel corso delle operazioni sono stati sequestrati 9 grammi di cocaina, 20 di cocaina rosa, 112 di marijuana, 4,5 di mdma, oltre a 19.670 euro in contanti, 2.659 dollari, sterline e quelli che gli investigatori ritengono essere i libri contabili dell’organizzazione.
L’indagine, coordinata dalla Procura di Roma e dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo, era partita a inizio anno dopo alcuni controlli su driver e ragazze. Con il blitz e i successivi arresti, per gli inquirenti è stato chiuso un circuito criminale radicato a Roma ma con proiezioni internazionali, che puntava a reinvestire i proventi in Colombia.