
Telecamere hackerate, sul web video di case, negozi e spogliatoi

Non solo forum sessisti e immagini diffuse senza consenso: il nuovo fronte della violazione della privacy corre attraverso le telecamere di sorveglianza hackerate. Un fenomeno che ha travolto anche volti noti come Stefano De Martino e la compagna Caroline Tronelli, vittime della diffusione di un video privato registrato dalle telecamere di casa. La vicenda, oggi al vaglio della Procura di Roma, è solo la punta dell’iceberg di un giro d’affari illecito che muove cifre ingenti e si sviluppa sul web tra portali e chat dedicate.
“Basta una registrazione, una password debole e il passo verso la violazione della privacy è breve”, spiegano gli esperti.
Il meccanismo è tanto semplice quanto inquietante: ci si registra su un portale facilmente accessibile dai motori di ricerca, si paga un abbonamento e si ottiene l’accesso a filmati provenienti da abitazioni, alberghi, studi medici o centri estetici. In alcuni casi, oltre alla possibilità di scaricare le registrazioni, gli utenti possono arrivare addirittura a controllare le telecamere in diretta.
Il sito incriminato, attivo dal 2024 e con dominio registrato alle Isole Tonga, offre brevi estratti gratuiti e pacchetti a pagamento. Le tariffe variano dai 20 ai 575 dollari a seconda della popolarità e del numero di visualizzazioni. Alcuni video hanno superato le 20mila visualizzazioni, mentre circa 150 filmati sarebbero riconducibili a telecamere italiane.
Secondo la società di cybersecurity Yarix, che ha segnalato il caso al Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Venezia, in rete sarebbero già circolati video trafugati da oltre duemila impianti di sorveglianza, anche se il numero reale potrebbe essere molto più alto.
La vulnerabilità maggiore risiede nelle cattive abitudini degli utenti: password troppo semplici, mancata protezione delle reti Wi-Fi e scarso aggiornamento dei sistemi. In questo contesto, gli hacker riescono a violare facilmente gli accessi e a rivendere i filmati, sfruttando anche piattaforme come Telegram per promuovere i contenuti con tag tematici che ne facilitano la ricerca.
Se da un lato i gestori del sito dichiarano di voler “attirare l’attenzione sull’importanza della protezione dei dati personali”, dall’altro i filmati vengono resi disponibili a pagamento, alimentando un mercato che mette in serio pericolo la privacy di migliaia di persone in tutto il mondo.