
Festival di Anagni 2025, sul palco Vinicio Marchioni con “In vino veritas”

La 32ª edizione del Festival del Teatro Rinascimentale di Anagni sceglie come tema centrale una parola fuori dal tempo: speranza. Dal 23 al 31 agosto 2025, la città laziale ospiterà spettacoli e concerti che, nelle parole del direttore artistico Giacomo Zito, rappresentano un «gesto di ascolto verso la comunità e verso il tempo presente». La speranza, aggiunge Zito, è un sentimento che deve trasformarsi in azione, e il teatro resta il luogo privilegiato per coltivare questa energia vitale.
Dopo l’apertura del 23 agosto con Matthias Martelli in Dante tra le fiamme e le stelle, domenica 24 agosto sarà la volta di Vinicio Marchioni con In vino veritas. L’attore romano, affiancato dalla moglie Milena Mancini nella difesa del teatro come rito collettivo, porta in scena un elogio della convivialità e dell’amicizia. «Il mio spettacolo vuole ricreare l’atmosfera di una cena tra vecchi amici, che dura fino alle prime luci dell’alba», racconta Marchioni.
Il percorso si nutre di citazioni letterarie, da Alda Merini a Hemingway, da Baudelaire ai proverbi popolari. «Mi interessa l’ebbrezza della creatività, quella che sposta i confini della normalità», spiega l’attore, che dedica lo spettacolo al nonno contadino, simbolo di radici e ritorno alla terra.
Il festival, ospitato in Piazza Innocenzo III ad Anagni, proseguirà il 27 agosto con Domenico, un uomo buono di Marco Prosperini e Luca Simonelli, mentre il 28 agosto Andrea Di Palma proporrà la sua rilettura dell’Amleto shakespeariano. Il 29 agosto sarà la volta di Neri Marcorè con La buona novella, un omaggio alla musica di Fabrizio De André, seguito da La bisbetica domata di Shakespeare, adattata per Amanda Sandrelli (30 agosto). Gran finale il 31 agosto con l’Adelchi di Manzoni, interpretato da Giuseppe Pambieri e Vincenzo Zingaro.
Un cartellone che intreccia teatro classico, poesia e musica, restituendo il senso di una tradizione che continua a rinnovarsi. «Il teatro è lo spazio in cui l’umanità trova ancora un rito comune», ricorda Zito, legando la forza delle parole e dei gesti al tema universale della speranza.