
Blitz di Giorgia Meloni in Turchia e Tunisia: emergenza clandestini

Due blitz in meno di 48 ore. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni torna a spiazzare tutti con una mossa a sorpresa: prima un viaggio segreto in Tunisia, poi una nuova tappa oggi a Istanbul per incontrare il presidente Recep Tayyip Erdoğan. Viaggi fuori agenda, con un obiettivo chiaro: rafforzare il controllo dei flussi migratori, in particolare alla luce della nuova impennata di partenze dalla Libia.
“Si tratta di un dossier prioritario per il governo”, spiegano da Palazzo Chigi, dove Meloni ha riunito alla vigilia del viaggio i ministri chiave: Piantedosi, Tajani, Nordio, Mantovano. La preoccupazione è concreta: a luglio gli sbarchi dalla Libia sono saliti da 19.580 a 32.690, in un quadro regionale segnato da instabilità e rischio guerra civile a Tripoli.
Il viaggio a Cartagine è servito a rinsaldare i rapporti con il presidente tunisino Kais Saied, in un momento in cui proprio la Tunisia ha siglato accordi con la Libia per rafforzare i controlli alle frontiere. Il Piano Mattei per l’Africa, evocato nel comunicato ufficiale, è solo lo sfondo. Il nodo centrale resta quello dei migranti: frenare le partenze, gestire i flussi, evitare che la situazione degeneri. E c’è il tema della velocizzazione dei rimpatri dei clandestini.
Domani, a Istanbul, Meloni punterà tutto sull’influenza strategica della Turchia nella regione libica. Ankara è da anni protagonista sul piano militare, economico e diplomatico. E il presidente Erdoğan è un attore decisivo per la stabilizzazione del Nord Africa. “Serve un’azione coordinata per evitare una nuova emergenza sbarchi”, sarebbe stato il messaggio portato da Meloni nelle ultime interlocuzioni.
Non sono mancate le reazioni politiche. “Mentre 90 naufraghi, tra cui due bambini morti, restano bloccati in mare da 50 ore, Meloni si presenta da Saied”, ha attaccato Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico. Per le opposizioni, i blitz della premier nascondono un cinismo politico e la disattenzione verso i diritti umani. Ma dalle opposizioni non si fa cenno dei problemi sociali sempre più emergenziali delle periferie delle grandi città, esplosi dopo le ondate immigratorie incontrollate dell’ultimo decennio.
Il governo, però, mostra fermezza. Una nota interna del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, destinata ai ministri e ai parlamentari di maggioranza, traccia la linea: “Grazie al governo Meloni, l’Italia non è più il campo profughi d’Europa, ma capofila nella gestione pragmatica e innovativa del fenomeno migratorio”. E aggiunge: “La sinistra continua a proporre accoglienza indiscriminata, ma è sempre più isolata”.
Se da un lato la diplomazia del Mediterraneo si fa più frenetica, dall’altro si registra un calo generalizzato degli sbarchi dalla Tunisia e dalla Turchia. Il Viminale precisa che l’aumento da Tripoli è “fisiologico”, considerando il -57,7% di arrivi nel 2024. Ma la tensione resta alta. E da Palazzo Chigi trapela che nuove missioni potrebbero essere all’orizzonte. Anche in Libia, se le condizioni lo consentiranno.