
Roma, perseguita per mesi i figli: condannato per stalking un 51enne

Aveva già una condanna per maltrattamenti nei confronti della sua ex compagna, ma nonostante le restrizioni imposte dal tribunale, un uomo romano di 51 anni ha continuato per mesi a perseguitare i suoi tre figli, violando ripetutamente le disposizioni che gli consentivano di incontrarli solo in forma protetta. Appostamenti, minacce e telefonate ossessive hanno portato alla recente condanna a un anno e due mesi per stalking, emessa pochi giorni fa dal tribunale di piazzale Clodio.
I fatti risalgono agli ultimi mesi del 2021, quando l’uomo non aveva accettato la fine della relazione con la compagna, più giovane di tre anni, né il fatto che potesse rifarsi una vita lontano da lui. Il tribunale per i Minorenni aveva sospeso la sua responsabilità genitoriale, autorizzandolo a vedere i figli – oggi tra gli 11 e i 18 anni – solo in presenza di terzi. Ma secondo l’accusa, “questa misura veniva continuamente violata”. In aula è emerso che il 51enne interrogava i figli sulle attività della madre e pretendeva informazioni dettagliate, in un’escalation di controllo e ossessione.
Il padre si appostava frequentemente fuori da casa o dalla scuola dei ragazzi, cercando con insistenza un contatto. In un’occasione ha atteso la figlia all’uscita da scuola, aggredendo verbalmente le insegnanti: “Che mi avete fatto? Come avete potuto?”, avrebbe urlato. Il figlio maggiore ha raccontato di essere stato spesso seguito dal padre in macchina, e costretto a salire sull’auto per evitare scenate davanti ai compagni. “Suonava il clacson con insistenza, per costringermi a notarlo”, ha riferito il ragazzo in aula.
Oltre alla presenza fisica, l’uomo tempestava i figli di messaggi e chiamate, molti dei quali contenevano insulti all’ex compagna o richieste di incontri “per parlare”. Quando non riceveva risposta, partivano telefonate colme di urla e minacce. Al primogenito avrebbe detto più volte: “Mi uccido, tanto sono solo e mi avete abbandonato tutti”. Un atteggiamento che ha avuto pesanti ripercussioni psicologiche: i ragazzi hanno iniziato a saltare la scuola per paura di incontrarlo, e le loro prestazioni scolastiche sono peggiorate.
Alla fine, la famiglia ha deciso di denunciare l’uomo alle forze dell’ordine. Le testimonianze, insieme ai messaggi e alle prove raccolte, hanno portato alla condanna in primo grado per atti persecutori, riconoscendo un “perdurante stato di ansia e timore per l’incolumità” nei figli. Un verdetto che pone un limite legale a un comportamento ossessivo, ma che lascia aperto il tema della protezione dei minori nei casi di violenza domestica reiterata.