
Montecitorio, cresce la spesa per la buvette: +30% nel 2024

Niente tagliolini all’astice, come la leggenda vuole. Alla buvette di Montecitorio, alle 14, si consumano panini e piadine a prezzi tutto sommato in linea col mercato: 3,80 euro per una piadina, 1,80 per un supplì, quasi 4 per un panino. Eppure, la spesa complessiva per il servizio di ristorazione alla Camera dei Deputati ha raggiunto nel 2024 la cifra di 3 milioni e 62mila euro, con un incremento del 30% rispetto al 2023. Un dato che, nonostante l’attivo di bilancio complessivo di oltre 52 milioni, ha riacceso il dibattito sui costi della politica.
Dal 2025 il servizio di mensa e buvette sarà interamente affidato alla società Cd Servizi, partecipata al 100% da Montecitorio, in sostituzione delle precedenti cooperative esterne. Un cambio che, secondo le previsioni, farà lievitare ulteriormente i costi: si parla di altri 300mila euro in più, dovuti soprattutto al rincaro delle materie prime. Ma per il questore della Camera Paolo Trancassini (Fratelli d’Italia) il nuovo modello funziona: «Con la nuova gestione ci sono molte più persone che accedono al servizio di ristorazione rispetto a prima. Quindi aumentano i costi, ma aumentano anche gli incassi. E lo Stato, complessivamente, non spende di più». A suo dire, si è puntato anche su una migliore qualità del cibo, con più varietà e opzioni vegetariane, e per la prima volta lo stesso menù per deputati e dipendenti.
Non tutti però condividono l’entusiasmo. Il questore pentastellato Filippo Scerra ha ribadito la contrarietà del M5S al passaggio alla gestione diretta: «Questo aumento dei costi è un altro argomento che conferma la nostra contrarietà alla società in house, una scelta sbagliata contro cui ci siamo battuti dal primo momento». Anche Sergio Costa, vicepresidente dell’Assemblea, chiede chiarimenti: «Chi ha voluto questa riorganizzazione ci dovrà qualche spiegazione». Nel frattempo, si attende anche una decisione cruciale sul possibile ripristino dei vitalizi per circa 1.300 ex parlamentari, tagliati nel 2018 ma ora oggetto di ricorso. Un onere che grava ancora sui conti pubblici per circa 90 milioni all’anno, nonostante il passaggio al sistema contributivo dal 2012.
La ristorazione a basso costo per gli onorevoli, i vitalizi, i contratti interni: sono simboli della politica italiana sotto osservazione da parte dell’opinione pubblica. Anche se oggi, tra un panino e un’insalata, quei tagliolini all’astice restano solo un ricordo – o forse un mito mai davvero esistito.