
Muore sepolto in spiaggia. I perchè di una fine tragica e assurda

La morte di Riccardo Boni, un giovane di 17 anni di Roma, ha suscitato un dolore profondo nella sua famiglia e nei suoi amici. Il ragazzo è stato trovato soffocato nel crollo di una buca che aveva scavato lui stesso sulla spiaggia di Montalto di Castro, un tragico incidente che ha messo in luce i pericoli nascosti che spesso ignoriamo sulle spiagge. La vicenda, che ha colpito profondamente la comunità, ha aperto un dibattito sul rischio delle buche sulla sabbia e su come prevenire tragedie simili.
Le spiagge, luoghi di svago e relax, nascondono pericoli che spesso vengono sottovalutati, come le buche scavate nella sabbia, soprattutto dai bambini. Massimo Albanesi, direttore della storica sezione della Società Nazionale di Salvamento di Falconara-Ancona, sottolinea come le buche siano una delle principali cause di incidenti, specialmente per i più piccoli. Un bambino può morire in pochi secondi se rimane intrappolato in una buca, spesso senza che nessuno se ne accorga fino a quando non è troppo tardi. L’incidente che ha coinvolto Riccardo Boni è un tragico esempio di “sand entrapment”, o intrappolamento da sabbia, un fenomeno che ha causato più vittime negli ultimi anni di quanto si pensi, superando addirittura gli attacchi degli squali. Uno studio americano ha confermato l’alto numero di incidenti, anche mortali, che si verificano sulle spiagge proprio a causa di buche scavate in modo inappropriato. I crolli delle buche di sabbia avvengono con una rapidità spaventosa, avverte Bradley Maron della Harvard Medical School, autore principale del rapporto made in Usa, che specifica: «In genere, le vittime vengono completamente sommerse dalla sabbia quando le pareti della buca crollano inaspettatamente, senza lasciare praticamente alcuna traccia della buca o della posizione della vittima». Per evitare rischi di questo genere, la raccomandazione è di non scavare buche oltre la misura delle ginocchia del bambino più piccolo presente al gioco. Secondo gli accertamenti, Riccardo avrebbe scavato una buca di un metro e mezzo, troppo profonda: e quando è rimasto intrappolato, nonostante l’appello ai soccorsi del fratellino di 5 anni, per lui non c’è più stato niente da fare.
Nonostante gli sforzi di sensibilizzazione e la campagna di prevenzione promossa tra i bagnini, gli incidenti continuano a verificarsi, specialmente nelle spiagge libere dove non c’è un controllo costante. Albanesi sottolinea l’importanza di vigilare sulle spiagge, soprattutto al tramonto, quando il rischio di incidenti aumenta. Inoltre, l’uso di galleggianti in mare, il vento di terra e le correnti invisibili sono altri fattori che spesso portano a tragedie. La mancanza di bagnini su gran parte delle spiagge italiane aumenta il rischio per i bagnanti, facendo della sorveglianza una parte fondamentale della prevenzione.
Il ricordo di Riccardo Boni è vivo nelle parole dei suoi amici, compagni di scuola e insegnanti. La sua morte ha lasciato un vuoto incolmabile, non solo tra la sua famiglia, ma anche tra coloro che lo conoscevano. Il suo liceo artistico, dove avrebbe frequentato l’ultimo anno, è stato segnato dalla tragedia. Il preside della scuola ha espresso il suo dolore, definendo Riccardo una persona speciale, la cui passione per l’arte e il suo sorriso contagioso rimarranno nei cuori di tutti coloro che l’hanno conosciuto.