
Roma, all’EUR il summit internazionale per la ricostruzione dell’Ucraina

Nel cuore dell’Eur, tra elicotteri che sorvolano incessantemente i cieli, Roma si è trasformata in un fortino diplomatico per accogliere la Ukraine Recovery Conference. Un’immagine di quiete surreale che contrasta drammaticamente con quella della notte di sangue e fuoco vissuta a Kiev, colpita da 400 droni e 18 missili. Un’ulteriore notte insonne per Volodymyr Zelensky, giunto nella Capitale per chiedere impegni concreti, e che ha vissuto quelle ore in stretto contatto telefonico con i suoi collaboratori.
Al suo fianco, Giorgia Meloni ha ascoltato in silenzio. Ma è proprio lei ad aprire ufficialmente i lavori del summit, richiamando il mondo a fare la propria parte. “Siamo qui per guardare oltre l’insopportabile ingiustizia che da più di tre anni viene inflitta al popolo ucraino. Ora dobbiamo immaginare un’Ucraina ricostruita, libera e prospera”, ha detto la premier. Secondo la Banca mondiale, serviranno almeno 500 miliardi di euro per ricostruire ciò che è stato distrutto: “ponti, scuole, ospedali, chiese”, ha ricordato Meloni.
Non è un caso che la conferenza si tenga proprio all’Eur. Il quartiere, sorto sulle macerie di un progetto interrotto dalla Seconda guerra mondiale e completato solo decenni dopo, rappresenta la resilienza italiana. “Anche l’Italia era una nazione distrutta”, ha ricordato la presidente del Consiglio, “eppure è riuscita a rialzarsi e diventare la potenza industriale che tutti conoscono”.
L’evento ha raccolto oltre 5.000 partecipanti, con 100 delegazioni governative, 40 organizzazioni internazionali e 2.000 aziende. È stata annunciata la nascita di un nuovo fondo Equity europeo, a cui parteciperanno la BCE e i governi di Italia, Francia, Germania e Polonia. “Non abbiate paura di investire in Ucraina”, ha ribadito Meloni agli imprenditori. Gli impegni già assunti superano i 10 miliardi di euro, base per quello che la premier definisce “il punto di partenza per il miracolo ucraino”.
A chiudere la giornata, il messaggio solenne del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha ribadito con fermezza: “Quella in Ucraina deve essere una pace giusta, duratura e condivisa. La resa alla sopraffazione del più forte non può essere accettata”.
Nel corso della Conferenza, anche la diplomazia simbolica ha giocato un ruolo centrale. Il ministro Giuli ha donato ai leader presenti una copia della statua del pugile a riposo, metafora di un’Ucraina martoriata, ma ancora degna di rispetto e pronta a rialzarsi. “È l’Ucraina che guarderemo quando questa guerra sarà finita”, ha dichiarato Meloni, rendendo omaggio a Zelensky, vestito di nero in segno di lutto.
L’attacco verbale dell’ambasciata russa a Roma, che ha definito la conferenza “una mossa cinica spinta da avidità e dominio”, è stato ignorato dai leader presenti, uniti nel voler lanciare un messaggio di solidarietà e ricostruzione. Come ha sottolineato Mattarella, “è cruciale che Kiev avverta di non essere sola”.