
Esperto di pesca in apnea trovato morto: la pista del pirata del mare

Luigi Tomasi, 56 anni di Palestrina, è morto mentre praticava la sua passione per la pesca in apnea. Il suo corpo è stato ritrovato nella notte tra domenica e lunedì, al largo di Latina, in una zona tra Foce Verde e Torre Astura. Le circostanze del suo decesso, tuttavia, sono tutt’altro che chiare e sia la moglie Daniela che gli amici più stretti di Luigi sospettano che l’uomo sia stato vittima di un investimento da parte di un’imbarcazione pirata o di una moto d’acqua: un’ipotesi che al momento non può essere esclusa.
Il corpo di Luigi Tomasi, ritrovato intorno all’una e mezza di notte, presentava due ferite sospette: una al capo e una al torace, che potrebbero essere compatibili con quelle causate da un investimento in mare. La vicenda si complica ulteriormente quando si scopre che Luigi, noto tra gli apneisti con il soprannome di “Drakkit”, era molto attento alla sicurezza, utilizzando sempre due boe con bandierine di segnalazione durante le sue immersioni. Al momento del ritrovamento, però, le boe erano state trovate a riva, lontane dal corpo.
Lorenzo Vian, pescatore e amico di Luigi, afferma che, date le condizioni del ritrovamento, è probabile che l’incidente sia avvenuto subito dopo che l’uomo fosse entrato in acqua. “Dobbiamo attendere il riscontro del medico legale,” ha dichiarato, ringraziando anche i soccorritori per il loro intervento. La procura di Tivoli ha già disposto l’autopsia per determinare con precisione la causa del decesso e per avviare eventuali indagini su un possibile pirata della strada.
Luigi Tomasi era una persona conosciuta e ben voluta in tutta la zona di Palestrina e Valmontone, luoghi che hanno visto crescere l’uomo, che aveva anche una carriera da programmatore informatico. La sua generosità e la sua disponibilità verso gli altri lo rendevano una figura rispettata e amata, come testimoniano le parole di chi lo ha conosciuto. Un amico di famiglia ha ricordato Luigi come un esempio di altruismo, sempre pronto a condividere con gli altri la sua passione per la pesca: “Tutto ciò che prendeva in mare lo preparava per gli amici, per trascorrere una serata in allegria.”
Anche la moglie Daniela e i figli Daniele e Gabriele lo descrivono come un uomo che amava la vita e che non sarebbe mai stato coinvolto in una tragedia del genere volontariamente. La sua passione per la pesca non era legata al pericolo, ma alla voglia di stare insieme e di vivere ogni momento con le persone a lui più care.
Le indagini sono ancora in corso, e la speranza di amici e familiari è quella di ottenere una risposta chiara e definitiva sul caso.